Spiritualità in vignetta: santi e scritture sacre su FB «Per comunicare non serve parlare in parrinesco»

«Credo che oggi sia sempre più difficile ascoltare. Il modo di comunicare è ormai molto visivo. Perciò ho deciso di dire attraverso le immagini quello che avrei voluto dire a parole». Quello del ventottenne Antonino Governale, però, è un racconto insolito e inaspettato, che unisce il suo talento nel disegno con le piattaforme social della modernità. Due strumenti per raccontare in maniera del tutto inedita le Sacre scritture e i suoi personaggi. «Ho sempre disegnato, sin da piccolo, guardavo mia mamma, che è una straordinaria pittrice autodidatta – racconta a MeridioNews -. Anche se la mia arte privilegiata era soprattutto il teatro. È così che ho iniziato a frequentare la chiesa». E adesso Antonino è viceparroco nel quartiere di Medaglie d’Oro, nella zona di Villaggio Santa Rosalia.

Una strada, quella del disegno, per anni accantonata. Fino agli ultimi due anni di seminario, passati a studiare a Napoli per la specialistica. «Per fare passare le ore fra uno studio e l’altro, mi sono rimesso a disegnare, guardando anche molti tutorial su youtube per imparare a colorare col pc e tenermi al passo coi tempi – confessa Antonino -. Mi sono messo alla prova e ho creato le prime vignette, poco a poco ha preso corpo il progetto, che modifico a seconda di tempi ed esigenze e agli interessi della gente». Quella che ne viene fuori è una pagina Facebook che oggi vanta oltre novecento like da parte degli internauti, intitolata Spiritualità in vignetta. «Non parto da un episodio, piuttosto dal voler raccontare un personaggio preciso, a seconda del mese per esempio – spiega -. Novembre inizia con la ricorrenza di Ognissanti, per cui ho deciso di dedicare un disegno al santo di ogni giorno, per tutto il mese». E gli apprezzamenti al suo progetto non si fanno attendere.

 

«Conosco solo tre quarti delle persone che seguono la pagina e che hanno lasciato il loro “mi piace”, evidentemente l’idea viene gradita. Alla fine non è che un’esca con la quale provo a suscitare la curiosità delle persone verso le scritture o un personaggio in particolare – continua Antonino -. Racconto la storia del santo del momento, ma cerco di restituire agli altri qualcosa che possa servire effettivamente nella vita di chi legge, tanto per il cammino di fede quanto anche per affrontare il quotidiano. È un’occasione insomma per dare trovare uno spunto per fronteggiare la vita». Appena sente l’arrivo di un complimento dietro l’angolo, però, questo giovanissimo viceparroco tende a minimizzare la portata della sua idea, precisando subito che il merito non è certo tutto suo. «Non è farina del mio sacco – ci tiene a dirlo -. Ma ci metto del mio». E lo fa adattando il contenuto a quelli che sono linguaggi e contesti di oggi, riuscendo a trovare la chiave per parlare soprattutto ai ragazzi di oggi.

«Io sono il primo a capire che la gente se ne rende conto se parlo in parrinesco o meno – dice a un certo punto -. Il mio cammino di fede l’ho iniziato da grande, a Brancaccio. Anche prima andavo in chiesa, sì, ma per fare teatro, perché a me non mi ha mai convinto il discorso fatto in un certo modo, il “deve essere per forza”, non può essere scontato che io determinate cose le accetti. Quindi io sono il primo che ha sperimentato sulla propria pelle che se le cose le dici in un’altra maniera, riesci a farle diventare tue e a farle arrivare anche agli altri». Capisce, Antonino, che mettersi a parlare tirando in ballo concetti all’apparenza astratti a gente che non sa nemmeno come sopravvivere fino alla fine del mese non convincerà mai nessuno ad ascoltare ciò che ha da dire. «La gente affronta ogni giorno tanti problemi diversi, a che servirebbe parlargli dell’iperuranio? Nemmeno io da solo mi convincerei – continua -. Anche se la mia opera non punta a convincere gli altri di qualcosa, è solo la condivisione di qualcosa di bello che ho sperimentato anch’io, cioè di avere incontrato il Signore nella mia vita. I discorsi astratti non mi hanno mai toccato, quelli concreti sì e mi hanno cambiato. E adesso io cerco di condividerli con gli altri». 

Silvia Buffa

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