«Mica è bello che uno sta in spiaggia coricato e deve essere importunato da quello che gli vende il cocco o il vestitino». Per scoprire quanto è condivisa la considerazione del sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina sull’operazione Spiagge Sicure è proprio sul lungomare della città che bisogna andare. Il provvedimento del governo, fortemente voluto dal ministro degli Interni Matteo Salvini, destina alla cittadina normanna 50mila euro per mandare via dalle spiagge e dai lungomari i venditori ambulanti. Cefalù è l’unica cittadina del Palermitano ad aver visto approvato il proprio progetto, anche se in generale una stretta per i venditori ambulanti si vede un po’ ovunque.
L’operazione, cominciata il 2 agosto, terminerà il 15 settembre. Ogni giovedì il Comune invia al ministero degli Interni un report che deve mostrare le spese effettuate e i risultati conseguiti. La scorsa settimana, ad esempio, sono stati contestati 17 illeciti amministrativi e penali, per un totale di 3.266 beni sequestrati e un valore di ottomila euro. E, come si nota ancora nel report, Spiagge Sicure a Cefalù serve per pagare gli straordinari agli agenti di polizia municipale.
«Esclusivamente per quello – conferma Lapunzina -. Non abbiamo fatto come altri Comuni che hanno fatto acquisto di mezzi. Il nostro progetto riguarda unicamente il controllo del territorio e delle spiagge». Ma non è strano che un sindaco del Pd, partito che fino a questo momento si è schierato nettamente all’opposizione della Lega, sposi uno dei provvedimenti simbolo del nuovo governo e soprattutto di Salvini? «No, noi questo controllo l’abbiamo sempre fatto – ribatte il primo cittadino -. E non è un fatto razzista, la nostra ordinanza che vieta sul lungomare i venditori ambulanti c’è da un sacco di tempo, tre anni fa non c’era mica Salvini al governo ma Renzi. Noi insomma l’operazione di controllo del territorio l’abbiamo sempre fatta, non vogliamo disturbare i bagnanti con una vendita non controllata. E i requisiti chiesti dal governo li avevamo tutti, perché non avremmo dovuto aderire?».
I requisiti richiesti erano: essere un Comune costiero a vocazione turistica, non capoluogo di provincia, con una popolazione non superiore a 50mila abitanti e con un indicatore di affollamento nelle strutture ricettive non inferiore a 500mila presenze annue, secondo i dati Istat. Ma come hanno preso i bagnanti questo provvedimento del governo e adottato dall’amministrazione comunale? Davvero a Cefalù la priorità sono i venditori ambulanti sulla spiaggia e sul lungomare?
«Priorità no, ma sono comunque fastidiosi anche perché nulla di quello che fatturano va allo Stato», dice Edoardo Tognati, che da Mantova ha scelto di passare in Sicilia gli ultimi scampoli di vacanza. «La massaggiatrice filippina, il venditore di cocco palermitano o chissà di dove, il venditore pakistano … insomma, uno manco si può rilassare. Se volevo farmi rompere i coglioni restavo al Nord». Ma l’ultima sua esclamazione non passa inosservata. Una signora che sale dalla spiaggia risponde a tono: «Ma come si permette? Allora resti dov’è, quelli (alludendo ai venditori ambulanti) sono solo uomini che si inventano un lavoro per portare il pane ai propri figli. Lei invece si deve vergognare». Continuando a fare la stessa domanda in giro, i pareri continuano a dividersi e a rimanere polarizzati.
Grazia La Paglia, invece, è una giornalista che ogni anno sceglie di passare parte delle proprie vacanze negli splendidi scorci di Cefalù. Conosce bene insomma la zona del litorale. «Onestamente anche se il Comune ha aderito all’operazione non ho visto grandi differenze con lo scorso anno in anno in termini di presenza degli ambulanti – dice -. Io non mi sono mai sentita infastidita, ed ero ogni giorno in spiaggia. Penso che l’Italia abbia altre emergenze e che vadano perseguiti piuttosto i grossi evasori, invece di qualcuno che cerca di vendere un panino o una bottiglietta d’acqua. Mi è capitato d’altra parte di incontrare turisti provenienti dal Nord Italia che se ne lamentavano, ma non ne capivo il motivo, visto che non danno alcun fastidio e passano tra i bagnanti come qualsiasi altra persona». Anche tra i residenti c’è qualche perplessità. Come quella palesata da Laura Case, ad esempio: «A me non danno noia, i problemi sono altri».
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