Spanglish, Franglais, Germish, Globish: neolingue o strumenti di comunicazione?

Nel grande “villaggio multiglobale” che è diventato oggi il nostro mondo, in un’epoca di scambi culturali privilegiati e, a volte, necessari ad interazioni di tipo economico e politico, non poteva non aver luogo allo stesso tempo una contaminazione anche di tipo linguistico tra le parti coinvolte.
Contamināre nell’accezione svetoniana di “fondere insieme”, e perciò combinare idiomi differenti, generando il cosiddetto code switching, il passaggio da un codice linguistico ad un altro, costituito dalle interferenze che i due contesti esercitano tra di loro.
Tali fenomeni sono in rapida espansione in svariate aree, e hanno dato luogo ad accesi dibattiti in ambito accademico tra chi vede in essi un grave pericolo per la cultura e chi, invece, li tollera o addirittura li promuove come un’innocua variante di una data tradizione linguistica.
In continua diffusione nel mondo ispanico degli Stati Uniti è il fenomeno del cosiddetto Spanglish, che giorno dopo giorno si sta convertendo sempre più in realtà. Spanglish è un termine coniato tra il 1965 e il 1970, e indica qualsiasi forma di spagnolo che usa un’abbondante numero di parole prestate dalla lingua inglese, in particolare sostituendole con termini pur esistenti nella lingua spagnola. Non si può parlare (ancora) di una “lingua” perché mancano regole grammaticali fisse e condivise, ma si può meglio definirla “una modalità di espressione linguistica orale e scritta”.
Il sostrato fonetico e morfologico si conserva quello spagnolo ma lessicalmente viene utilizzato l’inglese:

  • cliquear = anziché pulsar

  • emailear = anziché escribir correo electrónico

  • reportear = anziché informar

  • computadora = ordenador

Come si evince dagli esempi, il fenomeno riguarda in prevalenza ambiti come la tecnologia, e Internet, o i mass media, cioè quei settori in cui oggi è più avvertita l’esigenza di strumenti di comunicazione accessibili che consentano la reciproca comprensione.
Lo Spanglish può dunque essere considerato da due punti di vista differenti:

  • un inglese contaminato dagli ispanismi provocati dalle ondate migratorie di portoricani e messicani;

  • uno spagnolo contaminato dagli anglicismi della tecnologia informatica o dei mass media.

In ogni caso, tale forma di “meticciato linguistico”, pur se largamente criticata dagli accademici che professano un idioma spagnolo puro ed originale, sta sviluppandosi progressivamente come la più vivace ed in continua diffusione.
Non trascurabili, tuttavia, pur se di limitata estensione, sono anche altri fenomeni indicanti similari interferenze, come il cosiddetto Franglais, termine che si riferisce all’uso inadeguato di anglicismi per i quali tuttavia ci sarebbero equivalenti francesi più adatti, o che sta anche a significare una combinazione di inglese e di francese, prodotta da una conoscenza difficile dell’una o dell’altra lingua o per effetto divertente. Si vedano ad esempio:

  • Aussi di Moi = sono un australiano

  • Coupe de grass = falciatrice da giardino

  • Pas de deux = padre dei gemelli

Altro campione nell’analisi delle interferenze linguistiche oggi diffusissime è il cosiddetto Germish, anche citato come Engleutsch, Genglish o Ginglish , una lingua basata sulla grammatica tedesca che include un miscuglio degli idiomi inglesi e pseudo-inglesi, o viceversa. Il Germish deve la sua relativa esistenza in parte alla predominanza culturale di musica di schiocco di lingua inglese ed all’uso dell’inglese come la lingua franca della politica, del commercio e della scienza. A causa delle discrepanze nel loro uso di pronuncia, di sintassi, di grammatica e di lessico, le parole inglesi importate devono adattare la lingua tedesca, o i modelli di lingua tedesca adattano l’uso inglese.
Alcuni esempi:

  • MachtSinn
    Correttamente: Il ergibt di Das einen Sinn, sinnvoll del ist di das

  • Erinnere di Ich, dass.
    Correttamente: Mich del erinnere di Ich, dass.

  • L’OH, Hölle!
    Esclamazione precedentemente inesistente

La descrizione di tali “meticciati linguistici” fa emergere con chiarezza quanto si stia assistendo progressivamente ad una internazionalizzazione in termini di “anglicizzazione”. Ultima prova di tale teoria è il cosiddetto Globish, “global English”, nuova lingua del web basata sull’inglese ma che attinge a molte altre. Suo inventore è il francese Jean-Paul Nérrière, autore di Parlez Globish,
pubblicato a fine 2004 in Francia da Editions Eyrolles. Il libro ha avuto un enorme successo, proponendo non una lingua ma uno strumento che in 1500 parole ufficiali facilita la comunicazione a chi per migrazione, lavoro, esilio o altro ha bisogno di capire e farsi capire.

Pamela Paci

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