Sorrentino, un tuffo nel passato rosanero «È una piazza che mi è rimasta nel cuore»

Stefano Sorrentino primus inter pares. L’ex capitano del Palermo ha una certa confidenza con i primati individuali: l’attuale portiere del Chievo è stato il primo – e finora anche l’unico – ad avere parato in serie A un rigore a Cristiano Ronaldo ed è anche il primo giocatore in attività a ricevere il premio Una vita per il calcio, riconoscimento organizzato da FTA Agency e attribuito a personaggi del mondo del calcio che si sono distinti, al di là degli aspetti che riguardano la loro attività, per moralità ed etica professionale. L’ex portiere rosanero ha ritirato il premio (giunto alla quinta edizione) oggi al Solemar Club nell’ambito dell’evento I signori del Calcio – Palermo Football Conference realizzato da Conference403. Per Sorrentino, che era tornato in città anche nel giugno 2017 per presentare la sua autobiografia, è stata l’occasione per un nuovo tuffo nel passato. Per rievocare, tra aneddoti e curiosità, alcuni momenti vissuti con la maglia del Palermo.

«Palermo mi è rimasta nel cuore, è una piazza a cui sono molto legato – ha ammesso – mi ritengo fortunato perché non capita a tutti di indossare la fascia di capitano con questa casacca». Stefano sfoglia l’album dei ricordi: «L’errore contro il Bologna (nel match casalingo della stagione 2012/13 e terminato 1-1, ndr) è un incubo che mi ha accompagnato per diverso tempo ma è stato un episodio che mi ha aiutato a crescere. Ricordo anche il derby pareggiato a Catania. Ci hanno accolto al Massimino con le B di cartone sugli spalti e pareggiammo a tempo scaduto sugli sviluppi di un mio rinvio su punizione. Alle mie spalle stavano già srotolando dalla Curva un mega-striscione con una B ma non fecero in tempo perché segnammo il gol dell’1-1…». L’anno era sempre il 2013. I rosa retrocessero tra i cadetti ma Sorrentino decise di proseguire la sua avventura alle pendici di Monte Pellegrino: «In cuor mio avevo già deciso di rimanere ma avevo bisogno di un qualcosa che mi facesse scattare una scintilla. Fu la chiamata di Rino Gattuso. Mi chiamò da casa Zamparini e mi chiese se volevo essere uno dei suoi uomini. Risposi che poteva contare su di me. Mi disse bene, ci vediamo in ritiro e chiuse la conversazione».

Nel passato a tinte rosanero dell’attuale estremo difensore del Chievo Verona, a prescindere dagli sviluppi legati al mancato rinnovo del contratto in scadenza («Zamparini mi propose il prolungamento chiedendomi di fare da chioccia a Posavec ma quello della chioccia è un ruolo che ancora oggi non mi sento di fare. Non trovammo un punto di incontro ma lo ringrazierò sempre per avermi dato l’opportunità di vestire la maglia del Palermo e indossare poi la fascia di capitano»), è inevitabile un ritorno sulla furiosa lite avvenuta in ritiro con il tecnico Ballardini alla vigilia della gara esterna con il Verona del gennaio 2016: «Usai termini piuttosto coloriti ma dissi ciò che pensavo. Non sono stato più alle dipendenze del mister e per questo non ho ancora capito se il vero Ballardini è quello pre-Verona o quello post-Verona. Ci siamo chiariti in seguito e qualche volta ci sentiamo. Furono giorni piuttosto pesanti ma dimostrammo di essere un grande gruppo e quei tre punti conquistati sul campo dell’Hellas furono determinanti a fine stagione per la conquista della salvezza». Parlando di Palermo, l’estremo difensore campano oscilla tra passato e presente. Lo zoom è allargato anche sull’attualità: «Un giudizio su Brignoli? Lo conosco molto bene, ci siamo sentiti di recente perché è uscito un articolo nel quale il suo nome è stato accostato al mio e mi ha detto che per lui questo accostamento è un onore. È un portiere di grandi prospettive, ha l’opportunità di portare il Palermo nella massima serie e dimostrare di essere un portiere da serie A. Seguo sempre il Palermo – ha aggiunto – e sono in contatto con diversi giocatori. Pomini? È una persona seria e quando ha giocato al posto di Brignoli ha dimostrato di essere un portiere affidabile».

Nell’organico a disposizione di Stellone figura anche il difensore Bellusci, protagonista di un duro sfogo lo scorso febbraio subito dopo la gara interna con il Foggia: «Finalmente un giocatore con gli attributi (il termine usato è più colorito, ndr) e che dice ciò che pensa. Come successe a me nel momento in cui dissi chiaramente che sarei andato a casa anch’io se avessero mandato via Sicignano (preparatore dei portieri del Palermo, ndr). Mi sono rivisto a distanza di anni nello sfogo di Bellusci, tanto di cappello a lui». E nei confronti del numero 2 rosanero ha speso parole di elogio anche Nicola Salerno, ex ds del club di viale del Fante e attuale collaboratore del Watford, in Inghilterra: «Conosco Bellusci da molto tempo, è un ragazzo istintivo ed ha sempre mostrato grande attaccamento ai colori sociali. È il suo carattere che lo spinge ad essere così diretto. È molto motivato e vuole portare il Palermo in serie A». Salerno visse a Palermo una parentesi da direttore sportivo nella seconda parte della stagione 2016/17 (culminata con la retrocessione) coincisa con l’insediamento del presidente Paul Baccaglini: «Un bravo ragazzo ma il calcio è un’altra cosa. Mi è dispiaciuto non avere dato il supporto che Palermo meritava. Le responsabilità sono anche mie perché, nonostante il caos che ho trovato, non sono stato in grado di cambiare la rotta».

Rimanendo all’interno dei radar rosanero, al Solemar Club sono intervenuti anche Sandro Porchia e Lorenzo Farris, rispettivamente responsabile e segretario del settore giovanile: «Siamo molto contenti del lavoro portato avanti dai nostri staff – ha sottolineato Porchia il cui contratto scadrà al termine della stagione – per quanto concerne la Primavera, la squadra milita quest’anno in un campionato (Primavera 1, ndr) che ha grande visibilità. Sapevamo che ci potevano essere delle difficoltà considerando il livello degli avversari ma siamo in linea con l’obiettivo salvezza e dal punto di vista delle prestazioni i segnali emersi sono sempre stati molto incoraggianti. Scurto (che questa sera a Montecatini riceverà il Trofeo Maestrelli come migliore allenatore italiano nell’ambito del settore giovanile per i risultati ottenuti nella passata stagione, ndr) sta facendo molto bene. La nostra vittoria, in ogni caso, è riuscire a portare più ragazzi possibili in prima squadra. Cannavò, ad esempio, ha già collezionato due presenze in serie B e questo ci riempie di gioia così come ci gratifica molto il fatto che diversi ragazzi si allenino praticamente in pianta stabile con la prima squadra, con la quale c’è grande sinergia».

Antonio La Rosa

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