Sorpresa: il direttore generale di Sviluppo Italia Sicilia ha una retribuzione di 200 mila euro annui

IL DATO E’ SALTATO FUORI OGGI DURANTE L’AUDIZIONE IN COMMISSIONE BILANCIO E FINANZE DELL’ARS. E MENO MALE CHE GOVERNO CROCETTA E PARLAMENTO DELL’ISOLA HANNO INTRODOTTO IL ‘TETTO’ DEI 160 MILA EURO! LA POSIZIONE DELLA FABI

Appena ieri la Corte dei Conti per la Sicilia ha ‘bacchettato’ la Regione per la gestione delle società collegate, definite “areddituali”: un alfa privativo che le dipinge come incapaci di produrre reddito. A ruota – come si dice in questi casi – è arrivata oggi l’audizione dei vertici di Sviluppo Italia Sicilia presso la Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, la stessa che ieri ha ospitato i giudici contabili. L’occasione, per i parlamentari, per scoprire qualche altarino…

Uno il dato che – analizzando le ‘carte’ di Sviluppo Italia lavoro – salta subito agli occhi: l’enorme differenza di emolumenti tra uno ristretto numero di dirigenti, con in testa il direttore generale, Vincenzo Paradiso, e il resto dei dipendenti. Mentre questi ultimi vanno avanti con emolumenti medio bassi, il direttore generale si porta a casa 200 mila euro all’anno circa (100 mila euro netti, per capirci), mentre gli altri quadri ‘viaggiano’ sugli 80 mila euro.

Ci chiediamo e chiediamo: ma non è stato il presidente della Regione, Rosario Crocetta, a sollecitare il ‘tetto’ di 160 mila euro lordi per i dirigenti della Regione? Vorremmo capire: ai dirigenti regionali si impone il tetto di 160 mila euro e ai dirigenti di società collegate alla stessa Regione si concedono 300 mila euro lorde più l’auto in leasing?

Altra domanda: quello del direttore generale di Sviluppo Italia Sicilia è un caso unico, oppure è così in tutte le altre società collegate alla Regione?

Torna in mente uno studio fatto qualche anno fa da Michele D’Amico, sindacalista dei Cobas Codir, l’organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa della Regione. D’Amico sosteneva una tesi che, allora, a molti sembrò folle: e cioè che ‘stabilizzando’ tutto il personale delle società collegate alla Regione nei ranghi della stessa Amministrazione regionale il costo complessivo delle stesse società collegate si sarebbe ridotto.

Il sindacalista presentò una tabella – che la politica siciliana fece finta di non vedere – dalla quale risultava che, in realtà, la mancata ‘stabilizzazione’ del personale delle società collegate serviva per giustificare, di fatto, i mega stipendi di uno ristretto gruppo di dirigenti delle stesse società regionali.

Ragionando con il senno del poi, beh, dobbiamo ammettere che, forse, D’Amico non aveva poi tutti i torti…

Su Sviluppo Italia Sicilia interviene la Fabi siciliana con una proposta.

“Sintetizzando- si legge nel comunicato dell’organizzazione sindacale – è stata proposta la regionalizzazione del Titolo I e II del D.lgs. 185/00, chiedendo al governo regionale di convocare uno specifico tavolo, finalizzato a definire le modalità, i termini e le dotazioni finanziarie per il subentro alle Regioni nelle funzioni di cui ai Titoli I e II del D.lgs. 185/00.

“La risoluzione della suddetta proposta – si legge sempre nel comunicato – porterebbe sicuramente la società ad avere una stabilità economica positiva nel tempo e soprattutto la stessa verrebbe rivalutata in funzione di quanto previsto dalla Legge di stabilità regionale 2014 che individua Sviluppo Italia Sicilia quale soggetto unico dell’area strategica Sviluppo”.

La Fabi siciliana, che ha presentato la proposta tramite Luigi Intogna, si sofferma su “alcune criticità” individuate da alcuni “componenti della Commissione Bilancio dell’Ars, in merito ad alcune voci relative alla relazione e al Bilancio 2013. Le osservazioni sopra citate riguardano in particolare i costi della Società, i costi del personale, le auto in leasing, gli incubatori ed il compenso del direttore generale.

Aggiornamento ore 07.15 del 12 giugno 2014

Ieri sera abbiamo scritto che il dottore Paradiso, dirigente generale di Sviluppo Italia Sicilia avrebbe una retribuzione lorda di 300 mila euro annui. Ci siamo sbagliati. La retribuzione, come aggiornato stamattina, è pari a circa 200 mila euro lordi.

Aggiornamento delle 12.00

“In riferimento all’articolo pubblicato su link sicilia del 11/06/2014, avente ad oggetto: Sorpresa: il direttore generale di Sviluppo Italia Sicilia ha una retribuzione di 300 mila euro annui
Si precisa che la parte inserita successivamente all’articolo originario è un comunicato sindacale interno all’azienda, inviato l’11 giugno 2014 ai soli lavoratori della Società e quindi rappresenta il commento della Fabi sull’audizione tenutasi in Commissione Bilancio non avendo alcun legame con il citato articolo redatto da link sicilia.
Pertanto si ribadisce che l’unica proposta che è stata fatta dalla FABI siciliana durante l’Audizione alla Commissione Bilancio dell’ARS è quella relativa al trasferimento alla Regione Siciliana delle misure e delle risorse nazionali relative al D.lgs. 185/00 Titolo I e Titolo II (ex prestito d’onore). Tali strumenti, infatti, garantirebbero lo sviluppo del territorio siciliano,   la crescita dell’occupazione e la nascita di nuove imprese”

Carmelo Raffa- Fabi

Aggiornamento delle 13.oo

“Egregio direttore

sono Giuseppe Glorioso, dipendente di Sviluppo Italia Sicilia, le scrivo in merito all’articolo contenente informazioni totalmente infondate circa le retribuzioni dei dipendenti della Società per cui lavoro.
Innanzitutto, come qualunque giornalista scrupoloso avrebbe potuto facilmente constatare (sito ufficiale), la Società non ha nessun dirigente oltre il Direttore generale.
Se i dirigenti di cui l’articolo parla fossero i quadri aziendali ed io sono inquadrato in questa fascia, il dato della retribuzione di 80.000 euro è (di molto) privo di fondamento, (naturalmente produrrò il mio CUD nelle sedi competenti).
In mancanza di una rettifica immediata mi vedrò costretto a querelare il giornale e spero che altrettanto facciano i colleghi che si sono sentiti lesi dall’articolo.

Cordiali saluti

Giuseppe Glorioso

P.s. Senza volere insegnarle il mestiere, la invito a verificare le notizie prima di infangare le persone. Sarebbe il caso che la sua fonte informativa fosse più precisa nelle notizie passate alla stampa, anche se dubito che sia capace di leggere 2 numeri messi in fila, figurarsi un bilancio di una S.p.A. Io al suo posto, caro direttore, diffiderei dalle notizie fornite da persone ignoranti”.

 

Giulio Ambrosetti

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