La Corte dei Conti? Sugli scandali veri tace (e sui precari la pensa come Faraone e Confindustria)

Ieri, la realazione della Corte dei Conti sulla situazione finanziaria in Sicilia, è stata letta come una vera e propria batosta. E, in effetti, tale era. Sappiamo che la gestione economica di questo Governo, è un disastro. Si vede e lo vedono anche i magistrati contabili. Ma, la domanda che ci poniamo oggi, al di là di facili clamori,  riguarda una questione fondamentale: perché la Corte dei Conti non dice nulla sulle radici dei mali che affliggono l’economia della nostra Isola?

di Sikano

La Corte dei Conti si sta rivelando sempre più un agente spregiudicato del mondialismo e della globalizzazione, il cui unico obiettivo è quello di strangolare tutto ciò che è pubblico a favore del privato, che poi è interesse delle oligarchie.
L’importante è che non si tocchino i loro fantastici stipendi.
Mai una parola, mai, sul fatto che il patto di stabilità è un assurdo che grida vendetta. Anche quando ci sono i soldi in cassa, non bisogna spenderli, lasciandoli depositati nelle aziende bancarie tesoriere che se li investono come vogliono, con spaventosi effetti depressivi sull’economia. Mai una parola!
Mai una parola sul fatto che le assunzioni di tipo clientelare si facevano nella Sicilia del passato, in gran parte sino agli anni ’90, con un’ultima appendice nella stagione cuffariana. Era un patto con cui si consentiva questa elemosina assistenziale alla Sicilia in cambio del totale sacrificio in funzione della produzione del nord: posti in cambio di voti. Ma oggi questa storia è vecchia, perlomeno di dieci anni.
Da tempo Regione, Partecipate e Comuni, non fanno più né occupati né precari nuovi, ma si limitano a fare invecchiare e sfoltire quelli esistenti. Si può pensare, in una Regione che perde il 5 % di PIL all’anno, di fare andare ancor più in picchiata l’economia licenziandoli tutti? Solo Faraone, la Corte dei Conti e Confindustria (che è lo stesso) possono pensare una soluzione da genocidio come questa. L’uscita dal precariato e dagli esuberi (se ci sono veramente, attenzione!) deve essere fatta con gradualità e intelligenza. Non bloccando a tempo indeterminato ogni e qualsiasi assunzione pubblica, anche dove servono! Gli effetti sui servizi pubblici sono devastanti, e anche su questo MAI una parola dalla Corte.
L’economia della Sicilia è in caduta libera, questo fa cadere le entrate tributarie, e quindi mette in crisi regione ed enti locali. Ci vorrebbero politiche monetarie e fiscali espansive, e invece si somministra austerità, cioè veleno. Su questo MAI una parola della Corte.
E infine, dulcis in fundo, lo Stato rapina alla Regione anche le magrissime risorse che le spettano, con prelievi sempre più sanguinosi. Su queste rapine, in spregio a Statuto, norme attuative, equità e buon senso, la Corte, ORGANO DELLO STATO!, mai proferisce verbo.
A questo punto mi chiedo che senso abbia avere in Sicilia le massime magistrature (Consiglio di Stato, Corte dei conti in appello, e, teoricamente, anche la Cassazione) se queste poi sono organi di oppressione coloniale della Sicilia.
Ci vorrebbe una Nostra magistratura, di magistrati che giurano fedeltà alla Regione e non allo Stato, di cui sono agenti.
Non ci facciamo prendere in giro da questo falso moralismo. L’obiettivo ultimo è: licenziare, chiudere scuole, musei ed ospedali. Insomma la solita minestra turbocapitalista.
Cara Corte, non è solo il vostro stipendio un diritto. Mangiano anche le altre famiglie! Quelle dei lavoratori autonomi esasperati e quelle degli ex lavoratori dipendenti, che non sanno più a quale santo votarsi.
Mezzi non convenzionali? Sì, ne ho uno in mente: INDIPENDENZA e Governo d’emergenza. O la morte per lenta agonia. A quanto pare scegliamo la seconda.

Redazione

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