«Quello di Solunto sarà uno dei tre parchi archeologici per la provincia di Palermo che decreteremo la prossima settimana, insieme a quello di Monte Jato e di Himera». L’annuncio di Sebastiano Tusa, assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana, arriva durante la seduta di ieri all’Ars. Rispondendo a un’interpellanza del deputato pentastellato Salvatore Siragusa, l’esponente del governo Musumeci dirada le nubi che da tempo si erano insediate su una delle aree archeologiche più affascinanti, e allo stesso tempo più sconosciute, dell’intera Sicilia. A novembre del 2018, infatti, l’area archeologica di Solunto – nel territorio di Santa Flavia – era stata chiusa per rischio frana sulla strada d’accesso, vale a dire la sp56. Sulla vicenda si era svolta una riunione tecnica al dipartimento regionale dei beni culturali, alla presenza del direttore del parco, dei rappresentanti del Comune di Santa Flavia e del genio civile. I lavori di consolidamento della parte interessata sono terminati, in anticipo rispetto all’iniziale scadenza del 19 marzo. Eppure l’area rimane chiusa da quattro mesi, col personale che lavora a regime dimezzato. Si attende la data di apertura, la speranza è che ciò possa avvenire l’1 aprile.
«Devo constatare che la situazione dell’area archeologica di Solunto non è delle migliori – ammett Tusa – Però posso rassicurare che a breve la situazione verrà risolta con l’istituzione del parco archeologico di Solunto. Come è noto l’avvio dei parchi archeologici dà la possibilità di disporre di risorse autonome e dunque di potere intervenire all’interno del parco stesso, eliminando tutta una serie di passaggi burocratici che spesso rallentano quelli che sono gli interventi del dipartimento sulle aree archeologiche. Quindi da parte della Regione c’è la rassicurazione che interverremo al più presto per risolvere questi problemi che esistono, sia sulla zona archeologica sia soprattutto negli immobili destinati al museo».
Una risposta apprezzata anche dal deputato Salvatore Siragusa che, essendo originario di Bagheria, segue da tempo le vicende dell’area. «L’anno scorso ho fatto anche una visita ispettiva – dice – e ho potuto verificare che le condizioni vanno a peggiorare. E ciò riguarda gli uffici, il percorso archeologico e il museo. L’area insomma è ridotta molto male. Diventando un parco autonomo si potrà godere di una propria disponibilità economica: questa è l’unica soluzione praticabile per far sì che Solunto possa rinascere e per portare quei turisti che la zona merita. Fino ad ora, invece, anche per cambiare una lampadina o per potare l’erba ci sono dei rallentamenti pazzeschi perché la Regione deve autorizzare ogni singolo intervento, e prima ancora avere le risorse per poterli effettuare».
E dire che le potenzialità del luogo sono evidentissime, a partire dallo splendido panorama che dai resti archeologici, attraverso una ripida collina, abbraccia il mare del Palermitano. Altrettanto fondamentale, poi, è l’importanza storica di Solunto. La città ellenistico-romana di Solunto rappresenta sin dagli anni ’50 una fondamentale zona archeologica della provincia di Palermo, e certamente la più antica tra le aree di proprietà demaniale direttamente gestite dalla Soprintendenza di Palermo. Solunto fu una delle tre colonie fenicie, con Mozia e Palermo, fondate nella Sicilia occidentale. Sorta sul promontorio di Sòlanto, e distrutta dal siracusano Dionisio I agli inizi del IV secolo a.C., la città punica fu ricostruita sulle pendici del vicino Monte Catalfano nel corso del IV secolo a.C. Alla metà del III secolo, in seguito alla prima guerra punica, passò definitivamente sotto il dominio romano. All’interno dell’area demaniale, che coincide con l’ambito della città ellenistico-romana, sorgono imponenti rovine che svelano l’assetto urbanistico dell’impianto organizzato secondo i criteri ippodamei.
Oltre alle abitazioni a peristilio, decorate da mosaici e pitture parietali per lo più di epoca romana, nell’area archeologica si possono ammirare anche i resti del teatro ellenistico, affiancato da un grande ginnasio dotato di palestra, e dell’agorà delimitata sul lato occidentale da una stoà a pareskenia. «Nel 2003 – si legge poi sul sito della Regione – è stato aperto al pubblico il nuovo antiquarium di Solunto, organizzato in due distinte sezioni ospitate in due diversi padiglioni: i temi dell’urbanistica e dell’architettura pubblica e domestica di età ellenistica sono affrontati e approfonditi all’interno del padiglione A, che introduce, tra l’altro, alla visita dell’ampio complesso monumentale soluntino. Il percorso di visita si conclude, invece, con la sosta nel padiglione B, interamente dedicato alla documentazione prodotta dai nuovi scavi ed alla cultura materiale della città, dalla sua fase punica fino ad epoca romano-imperiale: particolare attenzione è dedicata alle testimonianze relative ai culti ed agli usi funerari, nonché alle principali manifestazioni artistico-artigianali della città».
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