Sant’Agata 2019, identificati alcuni devoti-contestatori Tra loro spunta anche un ex agente della Penitenziaria

Un ex agente della polizia Penitenziaria congedato anticipatamente mentre era in servizio nel carcere di Bicocca. Il profilo, come confermano fonti giudiziarie a MeridioNews, è quello di una delle persone che a inizio febbraio si è reso protagonista di una dura contestazione durante le fasi finali della processione di Sant’Agata. Nel mirino delle invettive dell’uomo il maestro del fercolo Claudio Consoli e il parroco della cattedrale Barbaro Scionti. Etichettati come «pagliacci», dopo la scelta di non percorrere, per motivi di sicurezza, la tradizionale salita di via Sangiuliano. Il contestatore, ripreso da un video senza il tradizionale abito bianco che contraddistingue i devoti, ha urlato anche pesanti minacce in dialetto nei confronti di Consoli: «A te t’ammazzo di botte come ho fatto con Claudio», forse riferendosi all’ex capovara Claudio Baturi.

I fatti in questione sono finiti al centro di un’inchiesta della procura di Catania. Che ha come obiettivo quello di individuare anche le altre persone che hanno cercato di bloccare il rientro in piazza Duomo del fercolo con il busto reliquiario di Sant’Agata. Diversi video, alcuni dei quali amatoriali, sono stati presi in esame dalla polizia. Perché, oltre all’ex agente della Penitenziaria, almeno una decina di persone ha cercato di bloccare il fercolo. Alcuni di loro, per non farsi inquadrare, si sarebbero pure coperti il volto utilizzando degli scaldacollo. Non tutti però, almeno per il momento, sarebbero stati identificati. 

Il procuratore capo Carmelo Zuccaro aveva bollato i fatti come «di una gravità inaudita». Tanto che il prefetto Claudio Sammartino aveva deciso di mettere sotto la vigilanza degli uomini del servizio scorte sia il maestro del fercolo che il parroco Scionti. Autore, quest’ultimo, di un duro discorso pronunciato al microfono prima di rientrare in chiesa. Nonostante l’epilogo della processione molti devoti, nell’immediatezza dei fatti, aveva deciso di schierarsi a fianco del duo Consoli-Scionti. Altri invece non hanno digerito la scelta. Nei giorni successivi è anche circolato un volantino anonimo dal titolo Ipocriti perché mi tentate. Nel testo, senza troppi giri di parole, si contestavano le parole di Scionti, reo di avere etichettato come «delinquenti» coloro che avevano impedito di percorrere la salita. «Giudicate secondo le apparenze e mai secondo il cuore, scribi e farisei ipocriti». E ancora: «Maestri del nulla. Il primo uomo che entra nel regno di Cristo è un delinquente convertito». Nel volantino, la scelta di staccare le corde dal fercolo era paragonata al distacco «del cordone ombelicale, che da sempre univa Catania Sant’Agata». A esporsi sul caso Sant’Agata, durante un incontro pubblico, è stato anche l’ex capovara Baturi. In un breve video la sua opinione sulla vicenda: «Non credo che sant’Agata, quand’era sotto il martirio, abbia detto a Quinziano “delinquente”. Si è fatta il segno della croce e ha detto Dio proteggimi’».

Pur non essendo citato direttamente il testo, scritto a mano, si concludeva con alcuni rimandi storici al passato e alla figura di Scionti. Il parroco nel 2012 aveva già tuonato, in quel caso dall’altare, durante il rientro del busto reliquiario di Sant’Agata in Cattedrale. Atto finale di una processione finita tra spintoni, urla e la forzatura dell’area che custodisce la reliquia. Poco prima il maestro del fercolo Claudio Baturi non aveva percorso la salita di Sangiuliano a causa della pioggia. Due anni prima, nel 2010, l’allora capovara Alfio Rao in un primo momento annunciava di non volere affrontare il percorso in pendenza perché bagnato e pericoloso. Salvo poi fare marcia indietro, con l’annuncio del suo vice Baturi: «Dimostriamo il nostro buon senso di devoti e aspettiamo fino a quando non si asciuga la salita». Stesso problema nel 2009, ma in quel caso era stata inevitabile la modifica al tragitto. 

Dario De Luca

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