Sollevamento pesi, Nino Pizzolato oro agli Europei «Sono un caterpillar, adesso voglio le olimpiadi»

«Io questo sport lo amo e quel gesto voleva dire che ho dato il cuore. Andrò avanti fino a quando il fisico me lo permette». Mano sul petto per Nino Pizzolato, vero e proprio animale da pedana come in molti lo hanno definito, dopo aver vinto l’oro agli Europei di Batumi, in Georgia, nel sollevamento pesi (categoria 81 kg). Il neocampione europeo ha esultato proprio in modo rabbioso dopo l’alzata di 201 kg che gli ha regalato anche il record europeo nello slancio (il totale è stato invece di 356 kg). «Prima di salire in pedana – spiega a Meridionews – un compagno di squadra, Mirko Zanni, mi ha detto “fai vedere a tutti chi è Pizzolato”. Quando prendo il bilanciere sento scintille, è come se positivo e negativo si incontrassero. Finita l’alzata ho battuto sul cuore con le lacrime agli occhi, dicendo “sì sono Pizzolato, un caterpillar”». Un’esultanza che poi ha avuto un suo seguito anche sui social, dove parenti e amici non hanno fatto mancare il loro affetto nei confronti del campione. «Quando ho lasciato andare il bilanciare, ho pensato ‘ce l’ho fatta’. Ho compiuto un’impresa che era veramente difficile per tanti punti di vista. Tornavo dopo un brutto periodo, risalendo dopo due anni su una pedana di categoria senior. Ho dimostrato, in primis a me stesso, che ci sono e che devo puntare in alto».

Ventiduenne di Castelvetrano, il giovane Pizzolato ha iniziato a praticare questo sport quasi per caso, ai tempi della scuola media: «Ho iniziato a 13 anni facendo body building e power lifting, due specialità basate sulla forza bruta – racconta -. Stavo facendo l’esame di terza media nel mio paese, a Salaparuta, ed è venuto un dottore da Palermo che ci ha invitato a partecipare ai Giochi studenteschi. Lì noi ragazzetti ci sfidavamo e in ogni allenamento ci venivano dati dei consigli, mettendoci dentro della pesistica. Da lì mi sono ritrovato ai campionati italiani». E non essendo tra gli sport più seguiti, prova a fare una rapida lezione di come funziona questo sport: «Il mio – continua Pizzolato – è uno sport antichissimo, presente dalla prima edizione delle Olimpiadi moderne. Comprende fondamentalmente due esercizi, lo strappo e lo slancio. Il primo è un movimento molto tecnico, non basato tanto sulla forza ma sul gesto tecnico, con un unico movimento si porta il bilanciere sopra la testa. Lo slancio invece prevede che si porti il bilanciere al petto e sopra le spalle e poi sopra la testa (in gergo tecnico i due movimenti si chiamano girata e spinta, ndr). Inoltre le braccia devono essere completamente tese, i piedi uniti e poi restare in posizione per almeno un secondo». A quel punto si fa la somma di ogni miglior alzata per esercizio e viene fuori il totale olimpico, che poi serve per comporre la graduatoria.

Il ragazzo torna poi a parlare della gara che lo ha visto trionfare: «La gara è stata combattuta, nello strappo avevo chiuso settimo anche se non ero lontanissimo dai primi posti. Nella prima prova di slancio avevo già fatto il record europeo, poi me lo avevano battuto ma alla fine ho fatto meglio». Arrivare da un brutto periodo lo ha motivato ancora di più: «Non facevo una gara così importante da un anno. Nella terza prova di strappo ho fatto un errore che mi ha lasciato un grande amaro in bocca. In ogni caso – sottolinea – ero convinto che potevo fare benissimo. C’è stato un attimo di tentennamento tra me e il direttore tecnico, perché se avessi sbagliato i 201 kg sarei stato fuori dai giochi e lui mi aveva consigliato di fare 198 kg per puntare al terzo posto. Lì in me è scattato qualcosa». In ogni caso, i recenti successi azzurri e non solo hanno portato il sollevamento pesi a essere uno sport in crescita: «Soprattutto grazie al crossfit, perché è uno sport di base. Sicuramente il sollevamento pesi è molto difficile per chi non ha una grande mobilità articolare. I nostri esercizi comunque vengono utilizzati da tutti gli sport, ovviamente a livelli diversi, soprattutto per prevenire gli infortuni».

Nonostante la giovane età, il 22enne siciliano non vuole sentir parlare di sacrifici: «Non mi piace il concetto di sacrificio: secondo me quando uno fa dei sacrifici vuol dire che non vuole veramente quella cosa. Preferisco dire che faccio delle fatiche: la fatica è quella di non fare la vita che fa un ragazzo della mia età, ma sono felice di farle perché si raggiungono certi risultati». Nessuno lo smuove da questo modo di pensare, nonostante l’intensa settimana di allenamenti a cui Pizzolato si sottopone: «Prima ero in una categoria più favorevole per me, quella degli 85 kg dove potevo anche concedermi più sgarri settimanali nel mangiare. Adesso c’è tanto allenamento maniacale, questo me l’ha insegnato mio padre che fa il muratore che mi ha detto sempre di fare una cosa ma bene. Mi alleno ogni giorno tranne la domenica, mattina e pomeriggio». Il successo europeo sarà fondamentale in chiave ranking in vista delle qualificazioni per le Olimpiadi del prossimo anno a Tokyo: «Tokyo è il mio sogno. Non sono andato alle Olimpiadi del 2016 e stavolta, oltre a partecipare, voglio anche puntare in alto. Non voglio pensare alla medaglia, ho solo in testa che devo andare lì per fare bene».

Luca Di Noto

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