Sodano, il candidato che divide il centrosinistra «Simpatie per la destra? Ideologie sono finite»

«La politica è una passione di famiglia, quando da bambino tornavo a casa, sentivo papà parlare dei problemi di Agrigento, ricordo ad esempio i discorsi sull’acqua. Quando riaprì il teatro comunale a mio padre brillavano gli occhi. La politica mi ha permeato». Nel cuore della Sicilia la spaccatura del centrosinistra ha molto a che fare con un problema di famiglie. Se a Caltanissetta e provincia sono i Cardinale (il papà Totò ex ministro e la figlia Daniela deputata uscente e ricandidata) a essere vissuti come dei marziani imposti da Roma, ad Agrigento il figlio di fa Sodano di cognome. Giuseppe Sodano rappresenta tutto il centrosinistra nel collegio uninominale di Agrigento per un seggio alla Camera. Avvocato e figlio di Lillo Sodano, per oltre un decennio sindaco di Agrigento con la Democrazia cristiana e col Partito repubblicano, poi senatore a sostegno di Berlusconi. Uscito assolto da un processo per concorso esterno alla mafia, ma condannato in via definitiva per falso e abusivismo edilizio. La scelta di candidare Giuseppe Sodano ha scatenato la protesta di Crocetta, che lo ha inserito nella sua personale lista di impresentabili, e dei locali circoli democratici che non si sentono rappresentati da un avvocato che, ricordano loro, «simpatizza per Nello Musumeci e Gianfranco Fini».

Avvocato, cominciamo da qui. Che ci fa nel centrosinistra uno che simpatizza per Musumeci e Fini?
«Il mio unico riferimento politico è Beatrice Lorenzin. E ho molta simpatia anche per Matteo Renzi, mi piace il suo piglio e è uno dei pochi politici coerenti: ha avuto il coraggio di dimettersi».

Ma risulta che negli scorsi mesi sia stato vicino a una candidatura con DiventeràBellissima per le Regionali e con la Lega per queste Politiche. Conferma?
«Io non ho mai cercato nessuno della Lega (il referente siciliano Angelo Attaguile sostiene il contrario, ndr), mio papà conosce molte persone, è normale, fa politica dal ’76. Ma nessuno di noi ha bussato alla porta della Lega. Con DiventeràBellissima la storia è diversa. Ho ricevuto una proposta di candidatura da parte di Giusy Savarino (deputata agrigentina del movimento di Musumeci, ndr), ma non ho accettato».

Perché?
«Non mi ci vedevo candidato, sono scelte di pancia».

Ma Musumeci le piace politicamente?
«Non lo conosco, ma lo stimo perché si è schierato contro la mafia». 

Dovrebbe essere la base di partenza.
«Ma non tutti i politici sono così netti».

Chiudiamo il pantheon del centrodestra. È vero che Fini è un suo riferimento politico?
«Io credo nel rinnovamento, nel progresso e nella modernità. A un certo punto, Fini ha cercato di creare un centrodestra moderno ma ha fallito, non sarebbe stato male. Oggi invece il centrodestra va indietro come i gamberi, propone ancora Berlusconi, Bossi e Meloni, e porta avanti idee retrograde».

Quali sarebbero le sue priorità se venisse eletto deputato?
«La legalità e la lotta contro l’isolamento di Agrigento. Le strade fanno schifo, il viadotto Morandi è ridotto malissimo, la Agrigento-Sciacca sempre piena di camion. La soluzione sarebbe riprendere il progetto di realizzazione dell’aeroporto di Agrigento».

Un altro? La Sicilia ne ha già quattro. Difficile trovare il consenso delle istituzioni competenti per un’opera simile.
«Sono tanti interessi a non essere d’accordo con l’aeroporto. C’era un progetto completo qualche anno fa, poi sfumò perché il consiglio comunale di Licata votò contro la variante urbanistica. Io credo che un luogo adatto sia contrada Misilina (a Favara, ndr), nella zona di Punta Bianca, dove c’è un parco eolico e dove atterravano gli aerei americani durante la seconda guerra mondiale. A parte l’aeroporto lotterò per tutto quello che può portare sviluppo ad Agrigento».

Com’è nata la sua candidatura?
«È successo, non era programmata. Qualcuno ha parlato di me alla ministra Lorenzin. Forse ha giocato la notorietà di mio papà, ma non è stato lui a chiamarla. Io ho deciso di accettare la proposta di persone che hanno creduto in me».

Suo padre, com’è ovvio che sia, torna in molti suoi discorsi. Per lei è un riferimento politico?
«Per me è un faro, una luce. Un riferimento umano prima che politico».

Però da amministratore è stato condannato due volte, una delle quali per abusivismo edilizio nella Valle dei Templi. Come fa a rappresentare un modello?
«Nessuno è infallibile, ma rimane il fatto che mio padre ha amato Agrigento e la Valle dei Templi e ha cercato di proteggerla. E poi quelle sentenze sono profondamente ingiuste».

In che senso?
«Io faccio l’avvocato. Ho letto quelle sentenze prima da cittadino e poi da professionista e credo che raccontino una realtà che non esiste, sono figlie di un clima politico e giudiziario che ha mistificato la realtà. Lui è stato il primo sindaco a creare in Comune una squadra antiabusivismo che tuttora viene adoperata»

Il 4 marzo per vincere dovrà prendere un voto in più del candidato del centrodestra, Lillo Pisano, e di quello del Movimento 5 stelle, Michele Sodano, suo lontano cugino. Vista la spaccatura del centrosinistra agrigentino, è un risultato possibile?
«Io credo che abbiamo molte possibilità di farcela se il centrosinistra sarà unito».

Cosa che al momento sembra lontanissima: i circoli del Pd di Agrigento non si riconoscono in lei. 
«Non mi aspettavo tutte queste critiche. Mio padre è stato un uomo di centro ed è vero che negli ultimi 30 anni in Italia il centro ha sempre avuto una gamba a destra. Ma oggi non esiste più la differenza tra destra e sinistra. Mi piace la canzone di Gaber… “Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”. Lui conclude parlando di ideologie, ma io non ci credo più. Esistono i valori e l’unica strada sensata è quella della rinnovazione».

Salvo Catalano

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