Sirti in corteo, Cesame aspetta fondi Venti di crisi sulla Catania operaia

Sfilano in corteo da piazza Roma verso le Prefettura, armati di fischietti e bandiere, i lavoratori catanesi della Sirti, l’azienda che si occupa delle installazioni telefoniche con 4mila dipendenti in tutta Italia. Temono per il loro futuro: l’azienda ha messo in cassa integrazione a zero ore per dodici mesi tre operai a Catania (e 27 a Palermo) e ha rivisto il piano d’emergenza per la crisi, calcolando un esubero di mille dipendenti. Poco distante, in via Beato Bernardo, i soci lavoratori della cooperativa Cesame (storico marchio di produzione sanitari) sospendono l’occupazione del palazzo di rappresentanza della Regione, iniziata ieri, convinti dalle buone notizie arrivate in nottata da Palermo. C’è un’intesa tra sindacati, Ministero dello sviluppo Economico e Regione: i soldi necessari a far ripartire l’azienda, dieci milioni in tre anni, arriveranno dal Cipe.

Si respira un’aria pesante da una punta all’altra dell’Isola: la crisi, se ce ne fosse bisogno, è certificata dai numeri forniti ieri da Confindustria Sicilia. Nel 2011 sono fallite 601 aziende, negli ultimi sei mesi le ore di cassa integrazione sono aumentate del 145 per cento. E la situazione si fa ancora più nera se si guardano ai dati recenti: a Catania e provincia le ore di Cig nel febbraio del 2012 sono aumentate di cinque volte rispetto al mese precedente (805mila ore contro le 171mila di gennaio).

È in questa cornice che si inserisce lo sforzo dei lavoratori della Cesame, che due anni fa hanno investito circa 25mila euro ciascuno, buona parte del loro Tfr, per rilevare l’azienda fallita nel 2007. In totale una spesa di 750mila euro per acquistare lo stabilimento e iniziare i primi lavori di ristrutturazione. Un investimento fatto anche in virtù della garanzia del sostegno da parte della Regione e che invece rischiava di sfumare. Per questo Giuseppe D’Aquila, segretario della Filctem Cgil di Catania, definisce questa vertenza «diversa dalle altre, simbolo per tutti i lavoratori siciliani». Nella nottata di ieri, nella sede della presidenza regionale a Palermo, sindacati e Regione hanno trovato un’intesa, d’accordo col Ministero dello Sviluppo Economico. Il finanziamento necessario a riavviare la produzione verrà dal Cipe. «È la soluzione più rapida – spiega D’Aquila – il Cipe finanzierà il Contratto di sviluppo regionale (strumento creato dalla Regione per sostenere le aziende in difficoltà, ma rimasto a secco di fondi ndr.) da cui la Cesame attingerà il finanziamento di 10milioni in tre anni. Siamo soddisfatti, ma non abbassiamo la guardia». Se l’intesa di massima verrà rispettata, a detta dei sindacati, la Cesame tornerà a produrre nei primi mesi del 2013, secondo i tempi previsti dal business plan.

Diversa la situazione per i 110 operai catanesi della Sirti. A preoccupare è il piano di ristrutturazione aziendale, che prevede mille esuberi in tutta Italia. «Il piano concordato con i sindacati è stato stravolto», sottolinea Stefano Materia, segretario generale della Fiom Cgil Catania. «L’azienda ha iniziato ad inviare le lettere agli operai considerati in esubero – racconta Salvatore Gelardi, della Fim Cisl – ma molti lavoratori preferiscono non dirlo perché si vergognano». Per Gelardi la soluzione sarebbe il contratto di solidarietà. «Lavorare meno, lavorare tutti – spiega – nessun taglio ma un sacrificio spalmato tra tutti i lavoratori». Per operai e sindacati infatti, il problema non è la mancanza di lavoro. «Quello non manca – continua Gelardi – solo che la Sirti dà in subappalto il 60 per cento delle commesse. Percentuale che a Catania sale fino all’80 per cento». Le richieste sono finite oggi sul tavolo del Prefetto che ha ricevuto una delegazione di lavoratori. Lo stato di agitazione continuerà nei prossimi giorni con il blocco degli straordinari e delle reperibilità. E nel frattempo su Catania rischia di abbattersi un’altra tempesta. Fastweb ha annunciato la cessione di due rami d’azienda: Customer Care & Customer Base Management e Field Network Creation & Operation, in pratica i settori del call center e della manutenzione sul campo. Una notizia giunta inaspettata per i sindacati che hanno aperto le procedure di sciopero. A Catania, una delle sedi principali insieme a Milano, i lavoratori coinvolti sono 250 per il call center e una decina operatori di rete.

Salvo Catalano

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