Siracusa, una donna vive all’interno di un sacco nero «Le servono cure». Comune: «Fatto quanto potevamo»

«È una persona? Giuro mi era sembrato un sacco della spazzatura». È questo il tenore dei commenti sul web che si stanno rincorrendo sotto alcune foto postate su un gruppo di Facebook tematico sulla città di Siracusa. Le fotografie hanno come soggetto una giovane donna accovaccia su un gradino in corso Umberto, la via principale che collega la città aretusea con il quartiere dell’isola di Ortigia. Della ragazza si riesce a scorgere appena la testa che spunta dal sacco nero di plastica in cui si ripara

«È diventata un problema sociale perché è sempre più aggressiva e violenta», scrivono in molti. Eppure chi ha avuto modo di entrare in contatto con lei dà un’altra versione. È il caso di Angelo La Manna che a MeridioNews racconta: «Non è affatto come la stanno descrivendo o almeno non lo è stata con me. Quando ci ho parlato mi ha stretto la mano ed è stata dolce, aveva un tono pacato e il sorriso negli occhi». Appena trentenne, la giovane migrante che parla molto bene l’inglese è arrivata in Sicilia a bordo di una carretta del mare circa sei anni fa insieme a una cugina. Ospite per un periodo di un centro di accoglienza della provincia siracusana dal quale è poi fuggita, la ragazza è stata ritrovata a Parma. «Pare fosse in un grave stato confusionale e, sul suo corpo, erano evidenti i segni delle violenze subite». 

Riportata nella comunità di accoglienza, la ragazza è scappata di nuovo. «Adesso vive in quel cantuccio che si è ricavata da circa un annetto. Di giorno – prosegue Angelo – si alza da quel piccolo marciapiedi e sta spesso seduta sulla panchina che c’è lì davanti. Utilizza quel sacco nero della spazzatura perché la ripara dall’umidità». E forse anche dagli sguardi dei passanti che la disturbano. «Le abbiamo offerto una casa privata in cui appoggiarsi per un periodo, anche breve, ma si è rifiutata di lasciare quel posto che si è scelta e – aggiunge – ci ha risposto di non avere necessità di nulla. Ma è evidente che ha bisogno di cure». Pare si lavi con l’acqua del mare e utilizzi lo spiazzo sotto il ponte Umbertino per ripararsi quando ha bisogno di intimità. Qualcuno spinge avanti l’ipotesi estrema di fare ricorso a un trattamento sanitario obbligatorio mentre in molti si chiedono perché i servizi sociali comunali non si siano ancora attivati per cercare di trovare una soluzione».

Contattato da MeridioNews, l’assessore alle Politiche sociali di Siracusa, Giovanni Sallicano, risponde di essersi prodigato anche personalmente nei confronti di questa situazione. «Fin da tempi insospettabili abbiamo dato a questa ragazza un ricovero su misura per lei, un posto dove andare anche solo per mangiare e per dormire, ma lei ha deciso di andare via e noi non abbiamo alcun tipo di potere coercitivo – spiega -. Per un periodo -è stata anche sottoposta a delle cure specifiche in psichiatria. Una volta dimessa, ci siamo interessanti insieme a padre Marco Tarascio, il responsabile della Caritas, per trovarle una soluzione abitativa o assistenziale di qualche tipo ma non ha voluto sentire ragioni. Abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere – assicura Sallicano – ma la ragazza ha scelto coscientemente di restare a vivere in quel modo». 

Marta Silvestre

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