Sigur Ros: il calore dell’Islanda

Pochi mesi prima dell’uscita del loro nuovo album, i Sigur Ros avevano dichiarato che sarebbe stato un lavoro “tosto, molto più pop del precedente”. E in effetti, ascolatando Takk (che in italiano significa “Grazie”) si ha l’impressione che il più influente gruppo islandese degli ultimi anni abbia raggiunto una chiarezza espressiva e una solarità più profonde che in precedenza.

 

Divenuti definitivamente famosi anche in Italia con un album intitolato con due segni di parentesi, ( ), nel 2002, in cui neanche le canzoni avevano un titolo, i Sigur Ros hanno visto crescere la loro popolarità di pari passo con la convinzione, da parte di pubblico e critica, che il gruppo puntasse sull’oscurità, su una presa di posizione oscurantista, una specie di provocazione che li rendesse ancora più cool agli occhi di tutti; si erano persino inventati una lingua, l’“hopelandic”, per cantare e non essere compresi. Loro giurano di avere semplicemente cercato di dare la massima evidenza al prodotto musicale mettendo in secondo piano tutto il resto, tutto ciò che fa contorno. Già allora era difficile trovare punti deboli nei lavori; a sorprendere erano la novità del suono delle melodie, la loro insistenza, le linee della voce, il lavoro su pianoforti e chitarre.

 

Con Takk il gruppo riesce ora a raggiungere una capacità espressiva più diretta; non più banale, ma capace di parlare un linguaggio più universale, raccogliendo le lezioni più importanti del post-rock arricchite da una fine ricerca sui suoni (vedi i pianoforti di Saeglópure e i tanti suoni di carillon e tastiere che arricchiscono tutto l’album) e da una forte capacità orchestrale. La voce di Birgisson resta sempre eterea, adatta a creare quell’atmosfera fumosa che permea praticamente tutti i pezzi e che trova una via d’uscita nei finali maestosi di Mílanó e Saeglópur, probabilmente i pezzi più articolati e avvolgenti dell’album; e anche fra i più lunghi, visto che stanno entrambi abbondantemente sopra i 7 minuti. Gong si distingue invece per la particolare base ritmica, che caratterizza il pezzo e impedisce che la linea melodica, malinconica e lunga, si appiattisca e suoni troppo alla Mogway.  Il gruppo si conferma decisamente capace di essere unico nel proprio genere.

 

Il tour mondiale di Takk li porterà in Italia il 24 novembre a Firenze, al Saschall, e poi il 25 dello stesso mese a Torino al Teatro della Concordia (in ambedue i casi, il biglietto costa 25 euro più prevendita). Per maggiori informazioni sui live, visitate i siti www.indipendente.com e www.ticketone.it.

Per saperne di più sul gruppo, navigate invece sul sito ufficiale, www.sigur-ros.co.uk, ricco di notizie utili e mp3 da scaricare.

Alfredo Pulvirenti

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