Signor Nerone… “Imperatore, prego”

Nerone

Scalando un promontorio, sento in lontananza una musica. Ad un tratto vedo un uomo di spalle che canticchia accompagnandosi con una cetra tutta d’oro e tempestata di diamanti. Mi avvicino a piccoli passi, quando due occhi iniettati di sangue si voltano verso di me e mi guardano intensamente. Medito di scappare. Proprio quando sto per voltare le spalle, la voce di quell’uomo mi chiama e grida: “Amico, dove vai? Hai forse paura di me? Non ti farò del male, ti prometto che parleremo soltanto. Puoi fidarti”.
Mi avvicino e, timidamente, domando:
– Scusi, chi è lei?
“Chi sono io? – grida molto infastidito -. Sono il più grande imperatore che la terra abbia mai visto. Io, mio povero ingenuo, sono Nerone”.
– Senta signor Nerone…
“Imperatore, prego”.
– No, senta, io non riesco proprio a chiamarla imperatore…
“Come osa rivolgersi a me in questo modo. Io, se volessi, potrei farla condannare a morte ora stesso e lasciare il suo corpo ai cani”.

– Le ricordo che non ha più tutta la sua corte come un tempo pronta ad assecondare e a coprire i suoi misfatti.
“Lei è un vile, ma ha ragione. Io mi ricordo quando, all’apogeo del mio impero, qualunque cosa facessi veniva approvata. Anche le cose che potevano essere considerate terribili agli occhi della gente venivano applaudite e lodate, poiché avevo così tanto potere che nessuno avrebbe osato mettersi contro di me”.
– Ci sta dicendo che somiglia al nostro capo del governo?
“Senta, non mescoli l’oro con il piombo. Io non vendo biscotti in tv e non ho bisogno di Emilio Fede”.
E se qualcuno parla male di lei come fa senza Emilio Fede?
“Quei pochi che hanno provato a farlo sono finiti male, anzi malissimo. Compresa mia madre. Era una debole e andava eliminata. Poi hanno cominciato a insinuare che stavo esagerando, che era stato sparso troppo sangue e così mi hanno voltato le spalle, quei traditori!
– Lo vede che anche lei ha fatto la fine che farà Berlusconi? Piuttosto, ha mai pensato di soffrire di un leggero disturbo della personalità?
“Ma non dica fesserie!”.
– Nemmeno di essere un tantino affetto da una forma molto grave di megalomania? Sa, quella storia dell’incendio. Non è stato carino, da parte sua, bruciare la sua stessa città…
“Avevo voglia di vedere bruciare Roma. Era una Roma senza Totti. Roba da serie B. Immaginavo Troia in fiamme”.
– Scusi, che c’entra Troia?
“Non conosce la canzone degli Squallor? Quella che fa: Elena, Troia, la mia città…”.
– Dopo tutti cercavano il colpevole…
“E io feci in modo che la rabbia del popolino si sfogasse contro gli adoratori di Cristo che non avevano alcuna colpa. E il bello sa qual è? Che tutti ci cedettero perché la mia parola valeva molto più dell’evidenza dei fatti”.
– Anche oggi, per certi veri, è così.
“Che cosa sta blaterando?”.
-Sto semplicemente dicendo che molti dei nostri illustri politici l’hanno copiata. Sa, ogni qual volta succede un fatto spiacevole, c’è la necessità di trovare un capro espiatorio, perché nessuno vuole mai assumersi la sue responsabilità. Così, il più delle volte la colpa viene attribuita agli stranieri, i quali sono i più deboli e i meno tutelati come al suo tempo lo erano i cristiani.
“Come? Vuole forse dirmi che qualcuno ha tentato di copiarmi e che forse tenta addirittura di superarmi? Chi è costui?”.

Lorenzo Marciante

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