Tra la storica vittoria di sabato sera a Catania e l’Akragas, prossimo avversario in campionato, c’è una settimana che può riscrivere la storia del campionato della Sicula Leonzio. La sensazione che infatti si era avuta sinora è stata quella di una squadra ben messa in campo, organizzata e preparata alla grande, ma che avesse bisogno di completare un periodo di naturale rodaggio per adattarsi all’infuocato clima dei campi della nostra serie C. Non erano però mancati i risultati di prestigio, prima del sacco del Massimino: il successo dell’esordio contro il Matera, il pari interno col Trapani, senza dimenticare la sconfitta di misura a Lecce, un 3-2 che lasciava intravedere il carattere di una matricola che non si sarebbe arresa neanche di fronte ai più forti.
Da qui a passare alla vera e propria dimostrazione di forza vista al vecchio Cibali, ovviamente, ce ne vuole: la Sicula Leonzio vista due giorni fa ha impressionato per duttilità tattica, versatilità e predisposizione al sacrificio di tutti i suoi interpreti. Per quasi tutta la partita, infatti, il Catania non ha praticamente visto palla, stritolato a centrocampo da una squadra cortissima in cui Esposito governava la metà campo, con Gammone e D’Angelo che, coadiuvati sulle fasce dal moto perpetuo di De Rossi e Squillace, hanno fatto il diavolo a quattro dando una mano in copertura e lanciandosi in inserimenti che hanno squassato la mediana avversaria. Buona parte del merito di questo successo non può che essere di Pino Rigoli, condottiero di una Leonzio che tornava ad affacciarsi al professionismo dopo più di 20 anni.
Il tecnico di Raccuja, classe 1963, si è così preso la sua personale rivincita sulla squadra che nove mesi fa gli aveva dato il benservito, nonostante una posizione a ridosso delle prime. Gli era stata fatale la sconfitta di Agrigento, subita in rimonta: dopo di lui, però, il Catania crollò inanellando una sconfitta dietro l’altra. Lasciando da parte il 4-3-3 finora adottato, l’allenatore messinese ha deciso di affrontare il Catania con una formazione a specchio, bloccando di fatto Lodi e imbrigliando le corsie laterali, lungo cui i rossazzurri fanno scorrere buona parte del loro gioco. Esperimento riuscito, grazie anche al mastodontico lavoro in avanti di Arcidiacono e Marano: una macchina dagli ingranaggi perfetti che ha espugnato con merito il Massimino.
Quello che poi si è presentato in sala stampa nel post partita era un Rigoli quasi senza più voce: «Per come ci siamo presentati in campo, per l’attenzione che abbiamo messo e il ritmo che abbiamo imposto nel palleggio – ha dichiarato – possiamo dire di essere stati padroni del campo per i primi 60-70 minuti. Fermo restando che abbiamo battuto la migliore squadra di questo torneo: lo dico con cognizione di causa, avendo già affrontato Lecce, Trapani e Monopoli». L’allenatore, riferendosi alla propria squadra, ha poi aggiunto: «Penso di avere per le mani un buon gruppo, oltre a una società che ci tutela in tutto e per tutto: il nostro presidente meritava questa soddisfazione. Sta facendo grossi sacrifici, non è semplice giocare sempre in trasferta».
Il riferimento è, ovviamente, ai lavori all’impianto di illuminazione dello Stadio Angelino Nobile di Lentini: una necessità che costringerà la Leonzio a giocare al Massimino le gare interne sino a fine anno. La squadra però sembra assorbire perfettamente il colpo: la macchina perfetta che ha centrato tre promozioni negli ultimi tre anni, dunque, non ha assolutamente voglia di fermarsi.
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