Sicilia Digitale, gara da 5 milioni per rinnovare precariato Cgil: «Via sbagliata». Ma concorso non piacerebbe a tutti

A.A.A. cercasi agenzia interinale per rinnovo precariato. Tra i lavoratori di Sicilia Digitale – società in house che dovrebbe occuparsi di informatizzazione, ovvero di uno dei principali talloni d’achille della Regione Siciliana – la notizia della gara d’appalto da cinque milioni per stipulare un accordo con un’agenzia interinale a cui affidare una trentina di contratti di somministrazione deve essere suonata così. Il bando da cinque milioni di euro è stato pubblicato a metà novembre e scadrà poco prima di Natale. Sotto l’albero, i tecnici e i centralinisti della società, che un tempo era privata e che fino al 2017 si chiamava Sicilia e-Servizi, dovrebbero trovare una prospettiva di tre anni di contratti mediati dall’agenzia. O per dirlo in termini tecnici, un triennio in cui le prestazioni professionali saranno effettuate in favore dell’utilizzatore (la Regione) tramite il somministratore (l’agenzia interinale).

L’istituto giuridico della somministrazione nasce nell’ottica di consentire a un’azienda di usufruire temporaneamente di personale, in base a specifiche esigenze. Nel caso di Sicilia Digitale, tuttavia, è una scelta che da anni si rinnova per una serie di motivi che poco o nulla hanno a che vedere con la produttività della società. «La legge dice che il contratto di metalmeccanico con cui sono inquadrati i lavoratori di Sicilia Digitale – spiega a MeridioNews Andrea Gattuso della Cgil – possa essere prorogato fino a un massimo di 44 mesi, mentre lì dentro ci sono persone che ci lavorano da oltre un decennio». Della questione dei lavoratori precari della società in house – tornata al centro dell’attenzione per il flop del click day gestito da aziende private e per la condanna per peculato dell’ex amministratore Antonio Ingroia – si era parlato anche l’anno scorso quando Nello Musumeci e Giovanni Toti avevano stretto un accordo per una collaborazione tra Sicilia Digitale e Liguria Digitale, grazie alla quale gli otto tecnici che da anni sono distaccati all’assessorato alla Salute potessero essere utilizzati formalmente dalla società ligure. «Quell’accordo, che andrà avanti anche nel 2021, nacque – ricorda Gattuso – con un’esigenza precisa, quella di divincolarsi dal decreto Dignità che ha introdotto la necessità di specificare le motivazioni per cui un lavoratore viene richiamato da un’azienda senza essere assunto dalla stessa».

Con la pandemia, tuttavia, le novità introdotte in materia di lavoro dal primo governo Conte sono state però sospese e di fatto al momento non è necessario esplicitare le causali. «Il bando per la ricerca di un’agenzia interinale rappresenta un’anomalia se si considera che un lavoratore assunto in somministrazione costa di più alla Regione. Da tempo chiediamo che si avvii un percorso di stabilizzazione, si sta continuando ad andare nella direzione sbagliata», conclude Gattuso. 

Chiedersi come mai la Regione persista nella scelta di affidarsi a un’agenzia interinale è lecito. Per lungo tempo, il motivo principale è stato nello stop alle assunzioni imposto alla pubblica amministrazione regionale. Ma dietro potrebbe esserci anche qualcos’altro. A partire dal fatto che nella particolare storia che ha contraddistinto Sicilia e-Servizi prima e poi Sicilia Digitale un concorso pubblico non potrebbe essere una manna dal cielo da tutti. Infatti il personale che oggi lavora nella società partecipata della Regione è stato assunto – compreso chi gode di un contratto a tempo indeterminato e dunque è disinteressato al bando per l’agenzia interinale – dalle società private che un tempo detenevano una percentuale del capitale. Assunzioni che, proprio perché fatte da private, non hanno dovuto superare la competizione pubblica. Cosa che inevitabilmente bisognerebbe affrontare per ambire a essere assunti dalla Regione.

«Non escludo che qualcuno tra i 36 precari di Sicilia Digitale possa preferire continuare a vedere rinnovarsi periodicamente i contratti, per il timore di affrontare e non superare un concorso pubblico – dice a MeridioNews uno dei lavoratori della partecipata, scegliendo di rimanere anonimo -. Personalmente non avrei probemi a sottopormi a un confronto trasparente con altre persone che abbiano i titoli per partecipare. Darebbe anche un’autorevolezza maggiore al ruolo che svolgiamo che è tutto fuorché superfluo. Anzi ritengo che la Regione dovrebbe decidere di puntare con decisione alla valorizzazione di Sicilia Digitale, perché potenziandola si potrebbe riuscire a gestire internamente una serie di cose che ancora oggi vengono esternalizzate, con risultati spesso tutt’altro che buoni».

Simone Olivelli

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