Laureato in Giurisprudenza, arbitro di calcio, giornalista pubblicista, originario di Reggio Calabria, «vengo da una famiglia di lavoratori». E, ovviamente, poliziotto, per 15 anni alla Criminalpool di Milano. È il profilo, umano e professionale, di Marcello Cardona, 59 anni, il nuovo questore di Catania che prende il posto di Salvatore Longo, tornato a Torino. Questa mattina Cardona ha salutato i giornalisti e, attraverso loro, i cittadini. «Venendo da fuori si capisce quanto la realtà catanese sia importante e quanto di Catania si parli», spiega. Senza scendere nel dettaglio sui primi provvedimenti che prenderà, Cardona mette le cose in chiaro: «Non so se possiamo permetterci il lusso di avere delle priorità. Più che altro ci sono emergenze, da affrontare nel nostro piccolo. Serve fiducia nel fatto che le forze dell’ordine sono organizzate». Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, nessuno escluso, come ripete spesso nel corso del suo saluto.
Tra i temi caldi che si troverà a dover affrontare c’è di certo la sicurezza in centro storico. «Ho saputo di questo incarico a novembre, ho letto di importanti operazioni delle forze dell’ordine e posso dire che quello che si deve fare si farà – risponde – Si tratta di questioni però da affrontare non solo nel merito immediato, ma guardando a tutti i contesti. Le soluzioni non sono spesso immediate». Cardona intende «affrontare la problematica della sicurezza avendo come punto di riferimento i cittadini». Con una maggiore presenza sul territorio, tagli e ristrettezze economiche permettendo. Altro importante versante è poi la lotta al terrorismo che, «specie dopo i fatti di Parigi, si dimostra un fenomeno molecolare e lontano negli anni – aggiunge il nuovo questore – Dobbiamo essere sempre pronti a fare analisi». Ma il tema che sta più a cuore a Cardona è il contrasto alla criminalità organizzata. «I miei primi 15 anni di carriera li ho trascorsi a Milano, alla Criminalpool – racconta – Da allora a oggi c’è stata un’evoluzione incredibile. Il fenomeno mafioso si è capillarizzato e questo è un problema da non sottovalutare». La ricetta del neo questore è riassunta in poche frasi: «Serve più controllo. Sereno, ma più controllo. Per la libertà di tutti, perché è un bene troppo prezioso per dimenticarlo».
Appassionato di comunicazione – sembra che dedichi molto tempo alla rassegna stampa quotidiana -, «quando ero ragazzo collaboravo con le radio, scrivevo articoli, mi sono iscritto all’ordine dei pubblicisti e ogni anno pago la quota», racconta lui stesso. Entrato in polizia nel 1981, ha diretto per un anno la squadra mobile di Sondrio. Dopo l’esperienza da vicedirigente alla Criminalpool , nel 1996 si trasferisce a Roma dove si occupa di terrorismo internazionale e di gruppi di estrema destra. La sua carriera prosegue nella capitale, presso gli uffici di polizia alla Camera e alla presidenza del Consiglio, prima di passare alla direzione di diversi commissariati. Promosso prima vicequrestore e poi questore, si sposta prima a Varese, poi a Livorno, per insediarsi infine a Catania.
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