dal nostro inviato
Melbourne – Alla fine Andreas Seppi non ce l’ha fatta ad eguagliare il risultato di Cristiano Caratti, l’ultimo italiano ad arrivare ai quarti qui in Australia addirittura 22 anni fa. E non c’è riuscito nonostante abbia giocato al cospetto di un avversario che all’inizio è sembrato terrorizzato e che almeno per tutto il primo set non ha quasi mai trovato la palla. Purtroppo, a condannare Andreas, ci si è messa una improvvisa perdita della prima palla, passata da un ottimo 73% del primo set ad una percentuale che non ha raggiunto il 60 in quelli successiva e soprattutto una seconda troppo debole sulla quale Chardy si è avventato col dritto facendo dei danni evidentemente anche nella testa di Andreas. Sapremo tra poco se questi cali dopo il primo set, portato a casa in qualche modo, siamo da addebitare alla stanchezza per i 10 set giocati contro Istomin e Cilic, ma l’impressione è che prima che fisicamente Seppi abbia sentito il momento particolare.
Il francese Chardy, che da grande vuole fare l’attore del cinema, dal canto suo dovrà imparare a nascondere meglio le proprie emozioni se vuol trovare qualche particina in qualche film. Perché oggi sin dal primo punto ha spiegato che anche per lui, essere arrivato sin qui, era un’esperienza inaspettata. Tre doppi falli nel primo game, di cui due consecutivi che portavano Seppi sullo 0-40 sono stati l’ingresso nel match del francese. Ma come detto dall’altra parte Seppi non era tanto più rilassato, tant’è che ha voluto emulare il francese che vive in Belgio, provando anche lui l’ebbrezza dello 0-40. Recuperato quel game si pensava forse che la partita potesse rasserenarsi ma invece i due continuavano uno ad armeggiare con il lancio della palla, mai troppo decente a suo giudizio, e l’altro invece si faceva inopinatamente brekkare nel game successivo. Anche se sul 2-2 il gioco cominciava a seguire i servizi la tensione sull’Hisense Arena – e lo spettacolo non indimenticabile offerto dai due, ammettiamolo pure – non permetteva agli spettatori di lasciarsi andare a troppi entusiasmi. La tensione si tagliava col coltello e inevitabilmente aumentava con l’avvicinarsi dell’epilogo del set. Puntuale, sul 5 pari Chardy andava 0-40, e altrettanto puntuale il buon Andreas sparacchiava fuori un dritto a campo aperto e si faceva raggiungere sul 40 pari. Ma l’italiano riusciva a procurarsene una quarta che, emulo di Federer, buttava letteralmente alle ortiche. La quinta però era quella buona, e un rinfrancato Seppi poteva andare a servire per il set, chiuso senza troppi patemi, anzi consentendosi il lusso di un ace esterno di seconda sul set point.
Quando forse le speranze dell’altoatesino cominciavano ad aumentare, il francese si è finalmente rilassato e ha cominciato il secondo set in ben altro modo, diventando solidissimo sulla battuta. Aveva sin qui concesso dieci palle break a Seppi, ebbene ne concederà solo un’altra nel quarto game del quarto set, chiudendo a zero i primi due turni di servizo del set per comunicare urbi et orbi che l’atmosfera era cambiata. Seppi riusciva in qualche modo a resistere fino al 3-2 ma qui il francese approfittava di quattro errori abbastanza banali di Seppi per fare il break. Il francese adesso non trema più, tiene per due volte il servizio e pareggia il conto dei set.
Purtroppo la reazioen di Seppi non arrivava e anzi il terzo set si apriva malissimo. Chardy si procurava una palla break grazie ad un recupero in pallonetto di Seppi che finiva fuori di niente e poi non era neanche fortunato l’altoatesino regalando un doppio fallo anomalo, con due servizi che corretti dal nastro finivano in corridoio. L’evento portava Seppi in confusione, anche se va a suo onore il fatto di aver tentato di cambiare qualcosa. Ma oggi non era giornata e tra palle corte che uscivano lunghe dalla racchetta e dritti non complicatissimi che andavano fuori di tre metri si capiva che sarebbe stato diffiicle recuperare. Seppi si salvava nel terzo game, ma neanche il tempo di sperare che il francese facesse l’errore di non picchiare sulla ferita che sul 1-3 un Seppi ormai deluso fino alla frustrazione nonostante si fosse portato sul 30-0 prima e sul 40-15 poi prima affossava un dritto in rete e poi, sulla seconda palla break, era costretto ad osservare immobile un ennesimo spaventoso dritto di Chardy. Quello che viene dopo è abbastanza naturale, il francese tiene il servizio, gioca col braccio sciolto il game sul 51 provando delle violentissime risposte sulle teneri seconde di Seppi, arriva a due set point che Seppi salva con una veronica ben piazzata e guardando finir fuori l’ennesimo dritto di Chardy. Seppi teneva il servizio ma serviva a poco perché nel game successivo Chardy piazzava tre ace e chiudeva il discorso.
L’ultima speranza a questo punto era di tipo statistico, Seppi si trovava sotto due set a uno esattamente come con Cilic e Istomin. Ma la giornata era molto diversa, il francese era ormai in pieno controllo del match e nonostante provasse ad essere più propositivo, già al terzo game l’italiano si trova nei guai. Prima andava sotto 0-30 e poi si trovava a dover fronteggiare una palla break salavata grazie ad uno scambio lunghissimo e condotto in modo molto diligente dall’altoatesino.
Il match si chiude, non sembri un paradosso, al quarto game. Seppi si gioca le sue ultime carte prima con una gran risposta, e poi con una volée. Nel mezzo uno smash spedito in rete da Chardy riportano l’italiano ad una palla break, la prima dal decimo gioco del primo set. La risposta sulla botta di Chardy si ferma sul nastro e con quella si fermano le speranze di Seppi.
Dal gioco successivo Chardy fa valere la sua pesantezza di palla, riprende a bombardare terribilmente col dritto e brekka Seppi, ormai arreso. Chardy ha anche il tempo di strappare un’altra volt ails ervizio a Seppi per poi chiudere come se fosse una formalità il suo ultimo turno di battuta e il match con una bella volèe di rovescio. L’urlo dell’aspirante attore la diceva lunga sulla tensione che lo ha attanagliato per l’intera partita.
Ieri invece Melbourne è rimasta sveglia fino a tarda notte per celebrare lo splendido match di Stanislav Wawrinka che ha tenuto il numero 1 del mondo, il serbo Novak Djokovic, in campo per cinque ore, per poi crollare in ginocchio di fronte all’ultimo passante del serbo. Ma l’ovazione che lo ha accompagnato all’uscita dalla Rod Laver Arena è stato il giusto tributo per una partita indimenticabile.
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