Elena Fava si è spenta oggi pomeriggio, intorno alle 18, nella sua casa di Catania. La figlia del giornalista Pippo Fava, vittima della mafia, è morta per un cancro al polmone che le era stato diagnosticato otto mesi fa. E che nelle ultime settimane era peggiorato. «Fino agli ultimi giorni abbiamo sperato di potere vincere. Lei era una grande combattente», afferma il fratello Claudio. «Elena non l’aveva detto perché non voleva essere compianta. E perché fino all’ultimo voleva combattere, voleva continuare a fare», dice Resì Ciancio, vicepresidente della fondazione Fava. Di cui la figlia del cronista era presidente dal 2002, anno in cui l’aveva creata «con l’intento di mantenere vivi la memoria e l’esempio di Giuseppe Fava».
La battaglia di Elena Fava in memoria del padre andava oltre la commemorazione del 5 gennaio – data dell’assassinio per mano del clan Santapaola-Ercolano -, e arrivava fino al lavoro con i giovani e all’impegno quotidiano ogni giorno dell’anno. Aveva 65 anni, lascia un marito, tre figlie e un nipote. E lascia anche l’intera comunità dell’antimafia catanese, che attorno a lei spesso si era stretta. I funerali si terranno mercoledì alle 10 nella chiesa di Ognina. Sarà seppellita nella cappella di famiglia a Palazzolo Acreide. Accanto al padre, originario del piccolo Comune del Siracusano. Il 5 gennaio, davanti alla lapide in onore di Pippo Fava nella via di Cibali che porta il suo nome, a Catania non ci saranno celebrazioni. Solo la tradizionale corona di fiori che, ogni anno, Elena era solita portare.
La redazione di MeridioNews si stringe attorno alla famiglia e agli amici.
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