«A Catania, Santapaola comanda… omertusi». È solo uno degli strani messaggi comparsi ieri sul noto gruppo Facebook Sei di Catania se…, una delle piazze virtuali che negli ultimi mesi si sono diffuse raccogliendo intorno al nome di una località migliaia di utenti tra residenti ed emigrati. A scrivere le provocazioni – così come tante altre con riferimenti volgari e razzisti – è stato con tutta probabilità Shitstorm (letteralmente Tempesta di m****), un gruppo di utenti che ha preso possesso del gruppo, estromettendo gli amministratori originali e di fatto messo fine alle normali discussioni tra i membri.
Il comportamento di questi hacker da social non punta solo all’inserimento di messaggi istigatori ma all’annullamento delle attività del gruppo, tramite quello che viene definito flaming, ovvero un insieme di azioni per sviluppare l’aggressività tra i membri di una comunità virtuale al fine di danneggiarla. E di fatto in molti, ignari di quanto fosse accaduto, hanno deciso di lasciare Sei di Catania se…: «Ragazzi, a seguito dello schifo che ho letto, lascio il gruppo» scrive uno degli utenti prima di congedarsi. All’origine di quello che potrebbe essere definito un vero e proprio furto virtuale, ci sarebbe con molta probabilità Shitstorm, il gruppo che già da diverse settimane ha preso di mira decine di gruppi simili a quello etneo. La stragrande maggioranza dei quali legati a città del Meridione.
Le modalità di hacking sembrano ripetersi di volta in volta: uno dei malintenzionati diventa amministratore della pagina con un trucco – si finge un vero amministratore a cui è stato rubato il profilo e contatta un collega per farsi aggiungere da un profilo nuovo – e poi inizia a estromettere i moderatori originali per sostituirli con i suoi complici. Per tutti gli altri utenti, a quel punto, c’è poco da fare. E così, mentre alcuni decidono di rispondere agli insulti, la maggior parte decide di cambiare posto e fondare, il più delle volte, un altro gruppo. Nella speranza che non torni la tempesta.
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