Sgomberi, i dubbi dell’ex pm sulla circolare di Salvini Di Lello: «Cassazione di recente ha detto il contrario»

Emergenza abitativa, case occupate, affittuari morosi da pochi mesi o da anni, sgomberi e richieste di sgomberi non ancora esecutive. Nel caos degli spazi pubblici e privati occupati, può davvero una circolare del Viminale alle Prefetture incidere su un argomento che rimane all’ordine del giorno dell’agenda politica da anni? «C’è una sentenza della Cassazione che va in un’altra direzione, è recente, credo che le motivazioni non siano ancora state depositate». A rispondere all’altro capo del filo è Peppino Di Lello, già magistrato nel primo pool antimafia di Antonino Caponnetto al fianco di Falcone e Borsellino, successivamente eletto con Rifondazione Comunista al Parlamento Europeo e al Senato.

In che direzione va quella sentenza della Cassazione?
«Come dicevo, le motivazioni non sono ancora state depositate, però si tratta di un pronunciamento legato a una vicenda nel Casertano. Lì, a Pignataro Maggiore, c’è un centro sociale, si chiama Tempo Rosso. Occupa un vecchio macello pubblico abbandonato. Il Comune voleva riottenere la disponibilità ed è ricorso ai tribunali. Sostanzialmente la Cassazione ha detto di no, perché l’amministrazione pubblica se n’era disinteressata per anni e aggiunge anche che se in qualche sua parte quell’edificio – che resta pubblico – dovesse risultare pericolante, sarebbe proprio il Comune a doversi occupare della messa in sicurezza. Si tratta di una sentenza unica, che non fa necessariamente giurisprudenza. Però è un indizio di giurisprudenza, perché a questi ragazzi è stata data ragione in tutti i gradi di giudizio, per cui c’è una condivisione a tutti i livelli».

Ci sono altri casi analoghi?
«Ricordo una mia sentenza del 1973. Ero Pretore di Alia, quando alcuni braccianti occuparono il Comune per rivendicare alcuni sussidi dovuti dalla Regione. L’amministrazione si rivolse alla giustizia e io li assolsi: tecnicamente il reato è di “invasione di edificio altrui” e il Comune non può essere considerato un edificio altrui, perché al contrario quel luogo è dei cittadini».

Insomma, uno sgombero in uno spazio pubblico non è così scontato come potrebbe apparire dalla circolare di Salvini ai Prefetti.
«Quella circolare di Salvini è una cosa grave. Poi non c’è dubbio che si tratta spesso di situazioni molto diverse, soprattutto c’è differenza tra gli edifici privati occupati che i proprietari rivogliono e gli edifici pubblici, magari spesso recuperati proprio dagli occupanti. Su questo non credo che una circolare di Salvini possa incidere».

Che idea si è fatto di questo avvio di legislatura?
«Sinceramente la vedo nera, anche perché non c’è nemmeno una vera opposizione, con quel povero Pd così lacerato al suo interno».

Il dibattito sull’unità a sinistra si è riaperto proprio in queste settimane, sul caso Diciotti, ma anche sull’incontro con Orban.
«Eh, ma non c’è una ricetta per rimettere tutto insieme. È difficile, perché c’è un personalismo esagerato, ognuno è attaccato al proprio partitino. C’è Civati con quel movimento composto credo da lui e dalla moglie, ma anche Leu sta franando miseramente e lo stesso Potere al popolo fatica a restare in contatto con la gente. La sinistra ha abbandonato completamente le sue vertenze. Di contro questa è una destra che, comunque, fa un discorso sociale e ha un linguaggio accattivante. Quindi in mancanza di una sponda a sinistra è ovvio che moltissimi cittadini abbiano guardato da quella parte».

Nonostante i toni radicali sulla questione migranti.
«Quello sui flussi migratori è un allarme sovrastimato in modo molto criminale, perché ci fanno capire che c’è un’invasione, quando in realtà non c’è. La Giordania, ma anche tutto il mondo arabo, hanno accolto milioni di rifugiati negli anni. E noi, che siamo un territorio ricco, spopolato e destinato alla desertificazione, li respingiamo».

A proposito di unità a sinistra, l’unica anomalia appare Palermo, dove Orlando riesce a tenere tutti insieme.
«Io non so se a Palermo la situazione sia davvero così rosea. Fino a ora Orlando ha avuto seguito, ma è un fenomeno tutto palermitano, sappiamo bene che già a livello regionale non è un modello replicabile, non ha appeal. Il suo grande obiettivo è assorbire tutto sotto la sua ala, guardate com’è finita col Pd, prima non gli fa presentare il simbolo e alla fine gli impone persino di prendersi Dore Misuraca».

E del governo regionale, invece, cosa pensa?
«Quella di Musumeci credo che sia la solita storia di uno che viene dalla provincia e si improvvisa leader regionale, un po’ come Crocetta. Invece è difficile amministrare una Regione come la Sicilia, che vive di un terziario fatto di impiegati e ha margini risicatissimi per gli investimenti. Questo governo regionale lo vedo un po’ come i capponi di Renzo ne I Promessi Sposi: litiga al suo interno ma non ha prodotto niente. Non ha prodotto reddito, non ha prodotto posti di lavoro, non ha prodotto ricerca. Niente di niente».

Miriam Di Peri

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