Sepiatone on stage

Ad una manciata d’anni di distanza dal loro esordio con “In Sepiatone” (2001), i Sepiatone della cantautrice e tastierista catanese Marta Collica e del cantautore australiano Hugo Race si sono ripresentati nel 2005 con “Darksummer”, piccolo gioiello venato da sonorità trip-hop e portato in tour in giro per il mondo; tocca questa sera allo Zo di Catania ospitare i due poliedrici artisti per una performance che, fin da subito, si rivelerà dal forte impatto emotivo.

Sono da poco scoccate le 23 quando la cantante catanese Daniela Ardito, guest della serata, dà il benvenuto ad una sala già abbastanza piena, accompagnata dal supporto del chitarrista Marcello Caudullo. I due si fanno apprezzare per una mezz’ora che trascorre in fretta, e sta così per arrivare il nuovo giorno nel momento in cui l’ex Bad Seeds Hugo Race fa capolino sul palco per gli ultimi accorgimenti tecnici. Lo raggiunge di lì a poco la Collica: Race imbraccia la sua chitarra e si posiziona su uno sgabello mentre la Collica, seduta alle tastiere, dà l’ok per iniziare.

La scaletta della serata prevede come da copione la riproposizione del loro ultimo lavoro in studio nonché, sparsi qua e là a mo’ di succosi intermezzi, pezzi estratti dal loro primo album ed altri da “Pretty & Unsafe”, esordio solista di Marta prossimo alla pubblicazione. La sei corde di Race tesse melodie languide e morbide che solo a tratti lasciano spazio a struggenti accelerazioni, proprio mentre le mani della Collica aumentano la loro velocità nel muoversi sulla tastiera; i due si alternano nel dare gli input, quando è Hugo a farla da padrone è invece Marta ad occuparsi dei controcanti, e viceversa, mentre non sono pochi i momenti in cui le loro voci si rincorrono lungo tutta la durata dei brani, dando vita a duetti degni dei blasonati Mark Lanegan ed Isobel Campbell. Race si immedesima nel dettare i tempi dell’esibizione, seguendo col labiale le parole pronunciate dalla Collica, che si permette anche una breve divagazione alla chitarra lasciando “incustodito” il suo strumento principale. I brani si susseguono velocemente, per la maggior parte brevi ma di una intensità disarmante, soprattutto quando i due si lasciano andare a delicate code strumentali.

L’assenza dal vivo di sessione ritmica ed archi, presenza invece corposa nell’album, dà all’intera esibizione quel tocco minimalista ed essenziale che rende il tutto più intimo, dolce e, perché no, dinamico. Quando il concerto sembra essere giunto al termine, coi nostri che scendono dal palco per dirigersi verso i camerini, ecco che li si rivede venire fuori accompagnati dagli applausi; un pugno di brani ancora per l’immancabile bis, la Collica invita sul palco Daniela Ardito e Marcello Caudullo e, a formazione allargata, vengono eseguiti un paio di pezzi in cui non manca l’improvvisazione. Hugo Race annuncia quella che sarà “the last song”, ormai ben al di là della scaletta inizialmente prevista, supporta Marta fino alla fine del suo canto per poi scendere definitivamente dal palco mettendo la parola fine ad una superba prestazione.

Emanuele Brunetto

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