«Anche nella nostra immobile città le Sentinelle in piedi sono scese in piazza Falcone e Borsellino per manifestare la loro contrarietà all’unione e all’adozione da parte di coppie omosessuali e al ddl Scalfarotto (che disciplina il reato di discriminazione, ndr)». Così recitava un comunicato della Rete studenti medi di Caltanissetta diffuso il 17 novembre scorso. A poco più di un mese di distanza da quella manifestazione, che tante polemiche ha suscitato nel capoluogo nisseno, scattano le prime denunce per manifestazione non autorizzata. Destinatari dei provvedimenti, i pochi contestatori del ristretto gruppo di cattolici «reazionari». «Si sono ritrovati casualmente in una delle piazze più importanti della città – spiega l’avvocato Antonio Campione, che difende gratuitamente due assistiti – e sono stati subdolamente identificati dalla questura di Caltanissetta».
Dalle foto e dai racconti dei presenti, il resoconto della serata del 15 novembre appare chiaro. La solita lettura pubblica delle Sentinelle in piedi a Caltanissetta è avvenuta in un silenzio irreale, e ha bloccato di fatto la circolazione stradale. Un imponente spiegamento di forze dell’ordine ha però impedito di vedere ciò che succedeva nella piazza antistante il tribunale. «Cento poliziotti – è il commento dell’avvocato Campione – hanno blindato una quarantina di manifestanti. D’accordo che bisogna garantire l’ordine pubblico, ma qui si è isolata un’intera e vasta zona, tra l’altro in una città che non è stata sfiorata da tensioni politiche da parecchi anni».
Tra le forze antagoniste e antifasciste nissene l’idea di organizzare una contromanifestazione era stata respinta dalla Digos, che aveva avvertito delle possibili conseguenze penali. Per questo motivo sul gruppo Facebook i partecipanti avevano concordato il liberi tutti: chiunque fosse voluto andare quantomeno ad assistere era libero di farlo. Tra l’altro la piazza è uno dei luoghi pubblici per antonomasia. «E invece non si poteva transitare a piedi – racconta Pierluigi Campione, fondatore della pagina – Non c’erano né bandiere né striscioni. Io mi sentivo, da omosessuale, offeso da questa manifestazione».
Non è un mistero che anche il ministro degli Interni Angelino Alfano ha da tempo sposato queste posizioni conservatrici. Il caso di Caltanissetta potrebbe dunque fare scuola. «Ancora più grave – sottolinea Alessio Giannetto, anche lui indagato – in una città come la nostra che sta diventando sempre più intollerante».
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