Senato, ‘sì’ alla riforma semipresidenziale

Oggi, con 153 voti favorevoli, 138 contrari e 7 astenuti il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge di modifica costituzionale che introduce in Italia il sistema del semipresidenzialismo, mutuandolo dall’esperienza francese. Definire questa vicenda indegna di una democrazia avanzata è dire poco. E’ volere usare un linguaggio diplomatico. Il termine più corrispondente sarebbe “mer ….ta”.

Un Parlamento eletto con una legge maggioritaria la cui finalità è la governabilità del Paese, con sbarramenti elevatissimi ad escludendum e con premio di maggioranza esorbitante, che si arroga il diritto di modificare l’assetto costituzionale senza che i cittadini sul tema siano stati coinvolti nel dibattito commette un atto di abuso e di prevaricazione. A rendere ancor più indegno il voto del Senato è che i suoi componenti sono selezionati nei laboratori degli apparati dei partiti e poi proposti agli elettori nei colleggi uninominali.

Artefici di questo colpo di mano sono stati il Popolo delle Libertà e la Lega Nord, i quali dopo essersene dette di tutti i colori e di avere annunciati cambi di rotta radicali (la Lega), quando devono impedire all’Italia la crescita del suo sistema democratico, lo sviluppo civile del Paese e la sua credibilità internazionale, si ritrovano immediatamente d’amore e d’accordo.

Questo giornale, qualche tempo addietro, avendo avuto sentore di questa manovra parlamentare aveva messo sull’avviso le forze politiche, il movimento d’opinione e le istanze culturali sulla opportinità che modifiche sostanziali degli assetti costituzionali fossero stati affidati ad una Assemblea Costituente, eletta a seguito di un dibattito pubblico aperto e trasparente, con sistema proporzionale, in modo che ad essa potessero partecipare le forze politiche assenti in questo Parlamento perché escluse dallo sbarramento o quelle nuove forze che frattanto sono emerse in Italia. Anche per introdurre nella nuova Costituzione l’isituto del referendum popolare per la ratifica dei trattati internazionali.

Quando si tratta di modificare radicalmente un assetto costituzionale – possibilissimo perché nulla è immodificabile – non può farlo una maggioranza superdotata in forza di un premio che nessuno le ha assegnato, ma che si è preso da sola, dopo averlo istituito a proprio uso e consumo

Ancora una volta abbiamo assistito alla presa in giro del Partito democratico da parte di Berlusconi. Questo partito fa grande fatica a crescere ed a conquistare credibilità ed affidabilità quale guida futura del Paese. Una prima volta la presa per i fondelli l’ha subita quello che passa per un grande genio della politica, l’onorevole Massimo D’Alema, ai tempi della Commissione bicamerale dallo stesso presieduta; questa volta nella trappola è caduto l’onorevole Pier Luigi Bersani con la sua adesione all’appello unitario e solidale del Presidente della Repubblica per condividere con l’uomo abituato a comandare – cioè con lo stesso Berlusconi – una pattuizione sulle riforme condivise.

Non ha capito, l’onorevole Bersani, e con lui i Pd, che con Berluscono non è il caso di intrattenersi nemmeno a prendere un caffè al bar, altro che intese nell’interesse dell’Italia! La visione politica del signor Berlusconi è circoscritta agli interssi suoi, dei suoi più stretti collaboratori, perché non può farne a meno, e delle suer aziende. Al di fuori di quest’ambito per Berlusconi c’è il nulla.

In conclusione, vogliamo rivolgere un appello al Presidente della Repubblica, al Segretario del Partito democratico e alle forze democratiche presenti in Parlamento: sciogliamo subito questo Parlamento dequalificato e, stando agli esiti delle recenti elezioni amministrative, abbondantemente delegittimato ed andiamo subito a nuove elezioni, anche con questa schifezza di legge elettorale, purché si faccia pulizia politica e si aprano le finestre all’ingresso di aria nuova.

Foto del Senato della repubblica tratta da direttanews.it

Riccardo Gueci

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