Selene Caramazza, favarese in Squadra Antimafia «Guarderò l’esordio con gli ex compagni di classe»

Quando a scuola si recitava Biancaneve e i sette nani, lei non era la protagonista, era uno dei nani. Per Selene Caramazza, favarese di 22 anni, però, adesso è iniziata una vera favola: a partire da oggi, infatti, entrerà in tutte le case degli italiani prima con Squadra Antimafia 7, e poi con Catturandi

La giovanissima attrice è tanto timida quanto determinata. «Anche se è arrivato tutto all’improvviso – dice – ho iniziato a costruire il mio percorso in maniera razionale; ai tempi del liceo scientifico a Favara partecipavo a progetti e laboratori, subito dopo ho fatto teatro amatoriale con una compagnia della mia città». A vent’anni decide di tentare il tutto e per tutto a Roma, di partire senza essere indirizzata da qualcuno; di fare tutto da sé. «Ho preparato un monologo che mi piaceva e sono partita come una pazza». Le si aprono le porte di una scuola di recitazione, Teatro Azione. Dopo appena quattro mesi Selene inizia a inviare curricula e fare provini, ma emerge subito una difficoltà: non avendo una agenzia che le faccia da chioccia, ha problemi nella ricerca dei casting e nel presentarsi ai provini; così cerca un’agenzia e la trova. Ciak, si gira. 

E la giovane attrice inizia un lavoro di perfezionamento attraverso la pratica di varie tecniche. La più strana? «Sicuramente lo studio sugli animali: è sui generis, ma efficace: Dustin Hoffman, ad esempio, è partito dall’impersonare un topo». La madre infermiera, il papà operaio di una ditta edile. «A scuola di recitazione – continua – l’eliminazione radicale del dialetto è stata la prima cosa che mi hanno imposto. Da quel momento ho visto i miei familiari sforzarsi di parlare in italiano: mi facevano tenerezza, perché in realtà la loro dizione lasciava molto a desiderare; così ho chiesto loro di parlare in favarese, almeno io non lo dimenticavo e loro la smettevano di stare sulle spine». 

Il primo ruolo di Selene è nella serie Catturandi, per la regia di Fabrizio Costa; girata nell’agosto scorso a Palermo, andrà in onda dopo l’inizio dell’altra, Squadra Antimafia 7, che rappresenta attualmente l’occasione che la Caramazza ha per mettere in mostra le proprie qualità negli ambienti che contano. «Il provino per Squadra Antimafia mi è stato proposto sempre ad agosto di un anno fa. Dopo aver superato il primo casting, stavo per raggiungere la Sicilia; ma, arrivata all’aeroporto di Fiumicino, mi richiamano per fare subito il secondo provino. Ovviamente, mollo tutto e mi precipito. Dopo due settimane, la notizia: avevo ottenuto il ruolo e mi sono, di colpo, ritrovata sul set». Selene ha intorno a sé tutto ciò che ha sempre sognato e un ruolo che le si addice perfettamente: Sara, la figlia sedicenne del giudice Ferretti; una ragazza normale «ma allo stesso tempo tosta e sicura di sé, proprio come me». 

È così determinata, Selene, che ha preparato anche una sorta di piano B: studia Giurisprudenza ad Agrigento, ma spera che la laurea non le servirà mai. La giovane immagina un futuro tra cinema e tv, con il sogno di arrivare, un giorno, in America. «E’ fondamentale serbare una passione fortissima, senza trascendere nel narcisismo. Occorre studiare». Anche se sull’improvvisazione Selene afferma che «è una qualità assolutamente positiva: ti toglie dall’imbarazzo, ti aiuta sempre, ma bisogna saperlo fare senza esagerare». Introversa, cauta e tenace, Selene Caramazza ama Roma, con le atmosfere di Trastevere, ma sono proprio quei vicoli a riportarla con la testa e con il cuore a Favara. «Nella mia terra si potrebbe fare ancora di più, soprattutto per i giovani: vedo tanti amici costretti ad andare via». A proposito, stasera Selene e i suoi vecchi compagni di scuola guarderanno insieme la prima puntata di Squadra Antimafia. Lei sarà quella di sempre: casual nel vestire, sobria nelle abitudini; fan di Margherita Buy e di Woody Allen; sospesa tra le scene di Match Point, il ritmo dei Muse e la voce di Battisti. Adesso Selene ha altri progetti, «ma non ve li racconto, sono molto scaramantica».

Gino Pira

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