Segesta, replica della società che gestisce il parcheggio «Quello nel parco era momentaneo e in area vincolata»

«Non un parcheggio ma una momentanea area di sosta all’interno della zona archeologica A del parco di Segesta», ovvero la zona vincolata in cui non era possibile far stare le automobili. È questo la ricostruzione di Giuseppe Ferrara. Il 30enne è una delle circa venti persone – tutte di Calatafimi, in provincia di Trapani – che lavora per la Segesta green tours che gestisce il Segesta Parking Archeodromo, il parcheggio privato della Nuovi sistemi edili attivo da circa due anni a pochi chilometri da uno dei siti di maggiore interesse turistico regionale. La replica arriva dopo la notizia della lettera consegnata all’assessore Sebastiano Tusa da parte dell’associazione Società geografica siciliana

«Il piano regolatore che ha individuato l’area – spiega a MeridioNews Ferrara – risale agli anni Novanta. Prima di allora, si parcheggiava in maniera indiscriminata lungo la strada provinciale con non pochi disagi e incidenti. Su parere della Soprintendenza, dopo un sopralluogo, e con l’approvazione dell’assessorato regionale ai Beni culturali, del Comune di Calatafimi e dell’ente parco, viene poi scelto il posto in cui ora c’è il parcheggio». Dopo l’acquisizione da parte di una ditta di Torino iniziano dei lavori che però non vanno a buon fine, «vengono bloccati – dice il giovane – prima per una causa legale e poi per il disinteresse dei soci dopo anni di fermo». È a questo punto che l’area viene rilevata dalla società Nuovi sistemi edili che ne fa un parcheggio. «Vorrei sottolineare – aggiunge – che quell’area poteva essere acquistata da chiunque: sia pubblico che privato». Una cosa sembra certa: «All’interno del parco quel parcheggio non era possibile, anche perché – spiega il 30enne – in quell’area sono ancora previsti degli scavi che potrebbero portare alla luce altre ricchezze archeologiche».

«La nostra non è solo un’area in cui lasciare il proprio mezzo, all’interno della quale abbiamo garantito una parte a fruizione gratuita, ma – racconta il giovane – abbiamo provato a migliorare la fruibilità del turismo mettendo in pratica un concetto più ampio possibile di accoglienza». Oltre all’area parcheggio, a un punto ristoro e a uno sportello biglietteria con operatori che parlano due o tre lingue ciascuno, infatti, a disposizione di turisti e visitatori ci sono un’applicazione per smartphone dedicata a Segesta e Calatafimi «che è stata sviluppata con un’audioguida degli itinerari di tutti i posti in cinque lingue (italiano, inglese, francesce, russo e tedesco, ndr) e anche una mappa cartacea per chi è poco pratico con la tecnologia». 

Incluso nelle tariffa pagata con il biglietto della sosta c’è anche il servizio di trasporto con una navetta – che passa ogni 15 minuti – e accompagna i visitatori all’interno della zona archeologica. «Abbiamo creato anche una raccolta feedback per i nostri clienti dalla quale emerge che le poche lamentele dei visitatori riguardano non il pagamento della tariffa o la lontananza dal sito ma, in modo particolare, il triplice biglietto (parcheggio, ingresso e biglietto per la navetta interna al parco, ndr). Per andare incontro a queste segnalazioni degli utenti, secondo uno schema di collaborazione già avviato, abbiamo proposto all’ente di fare un biglietto da pagare in un’unica soluzione che comprenda tutto». 

Una realtà nata nel maggio dello scorso anno e che guarda al futuro in un connubio di storia e tecnologia. «Abbiamo avuto un finanziamento europeo e, entro settembre del 2019, nascerà la prima sala di realtà virtuale che farà immergere i visitatori nella storia di Segesta dalla battaglia di Troia fino alla fondazione». Per entrare nell’atmosfera storico-temporale, non solo visori ottici ma anche sedie mobili «per una immersione totale che preveda anche il movimento», spiega Ferrara. «La nostra terra merita di vivere di turismo e noi abbiamo costruito un posto legale che offre ai turisti quello che in Sicilia troppo spesso manca. Alcune persone devono capire che cercare di guadagnare dal turismo non è illegale o moralmente scorretto, purché fatto come nel nostro caso offrendo servizi strutturati, accoglienza, professionalità, preparazione e onestà».

Marta Silvestre

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