Se chi uccide un uomo ritorna tra noi

Spesso – anche se più a parole che nei fatti – l’Unione Europea prova ad occuparsi di argomenti che riguardano tutta la comunità del vecchio Continente. Lo vediamo sui temi dell’economia, su quelli della finanza, per non parlare dell’agricoltura, settore del quale prima la Cee e oggi l’UE si occupano con costanza (anche se non sempre con successo: anzi).

L’Europa dei 27, invece, si occupa poco o nulla dei diritti di uomini e donne calpestati. Lo vediamo nell’assenza di una politica europea comune rispetto ai temi dell’emigrazione. E lo constatiamo anche sulle grandi questioni legate alla sicurezza.

Ci rendiamo conto che sulla sicurezza delle persone – con riferimento, ad esempio, alla legislazione penale – siamo ancora molto lontani da un’armonizzazione dei tanti ordinamenti dell’Unione.Tuttavia c’è un tema che l’Unione Europea potrebbe cominciare ad affrontare, provando a convincere il nostro Paese che certe leggi vanno cambiate (o, quanto meno, va rivista l’applicazione di certe leggi).

Partiamo da due fatti di cronaca – purtroppo di cronaca nera – che hanno funestato il nostro Paese lo scorso fine settimana. Un pensionato settantenne – che si occupava della moglia disabile – è stato barbaramente assassinato. Perché? Perché si è permesso di chiedere a un signore di spostarsi dal parcheggio riservato ai disabili. Il prepotente che occupava il parcheggio dei riservato ai disabili, titolare di un Suv, ha pensato bene di ‘lavare’ l’onta uccidendo il settantenne pensionato stritolandolo con la propria automobile. Per poi scomparire nel nulla.

Lo stesso giorno il titolare di un distributore di carburante, stanco di subire rapine, si è rifiutato di consegnare l’incasso a un delinquente che, naturalmente, provava a rapinarlo. Quest’ultimo lo ha freddato con un colpo di pistola, si è preso l’incasso e, come se nulla fosse, è andato a gustarsi un panino con una bibita. Lì è stato arrestato.

La moglie disabile del settantenne ucciso è rimasta sola. Il benzinaio lascia una moglie con due bambini piccoli. Di queste persone private dei più grandi affetti dellavita nessuno più si occuperà. Questi, è chiaro, sono solo due dei tanti casi che, sempre più spesso accandono in Italia. Sapete qual è il problema, signori dell’Unione Europea? Che questi assassini, leggi alla mano, tra qualche anno saranno di nuovo fuori.

La ‘legge alla mano’ che consente a questi delinquenti di tornare nella società come se nulla fosse accaduto – tra lo sconcerto e la rabbia dei parenti delle vittime – è la legge Gozzini. Si tratta di una legge che ha, indubbiamente, dei tratti filosofici e pedagogici interessanti, ma che in Italia viene applicata con superficialità.

Detto in parole semplici, un essere umano che toglie la vita a un altro essere umano non può essere ‘aiutato’ dalla società a cancellare il rimorso. Il recupero di un assassino alla società non può essere un mero fatto esteriore, ma deve partire dall’animo chi chi ha commesso un atto così grave. In Italia, detto in altre parole, la filosofia del ‘recupero’, anche di un assassino, prende nettamente il sopravvento sull’espiazione materiale e morale della colpa.

A parte l’impossibilità di cancellare una profonda e assoluta ingiustizia – solo Nostro Signore Iddio può perdonare un uomo che ha ucciso un altro essere umano, soprattutto se lo ha fatto all’insegna della ‘banalità del male’ – la società non può stabilire il reinserimento di un assassino nella comunità senza prima avergli fatto scontare una pena commisurata alla gravità del delitto commesso.

Il recupero in tempi brevi, al limite, anche se con opportune verifiche, puo andare bene se il delitto è stato commesso da un minorenne. Ma che un uomo maturo, che ha ammazzato un altro uomo nel tentativo di rapinarlo – o, come nel caso dell’assassino titolare del Suv, perché non voleva mollare un parcheggio che non gli spettava – debba ritrovarsi in nella società, magari nella stessa città dove ha commesso il delitto, dopo qualche anno fai fatti di sangue che ha provocato, beh, questo è intollerabile, E questo, purtroppo, succede non grazie alla legge Gozzini, ma in forza di un’errata interpretazione e applicazione della legge Gozzini da parte di certi magistrati.

Su questo tema, che in Italia non viene affrontato, sarebbe bene aprire una riflessione. Magari insieme con l’Unione Europea, se è vero che, oltre ad occuparsi di economia e finanza, le istituzioni euroee si occupano anche della vita vera della gente.

Proserpina

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