Scuola, via libera al Tfa speciale per i precari Gli insegnanti si dividono tra pro e contro

Il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Francesco Profumo, ha firmato le modifiche al decreto ministeriale numero 249 del 2010, in merito all’abilitazione all’insegnamento. Un intervento di fine marzo arrivato a fine mandato e a Camere sciolte che per diventare effettivo deve essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Con tali modifiche, accanto al già criticato Tfa, Tirocinio formativo attivo, introdotto al posto della Ssis, la Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario, ne viene introdotto uno speciale che prevede l’ammissione a nuovi corsi abilitanti per tutti coloro che hanno svolto un servizio di tre anni di supplenze, con un minimo di 180 giorni per ogni anno scolastico tra il 1999/2000 e il 2011/12, di cui, almeno uno, «deve essere stato prestato sulla classe di concorso per la quale si chiede l’accesso al percorso formativo abilitante speciale», come si legge sul sito del Miur. Un provvedimento sperato e atteso da circa 75mila docenti non abilitati in Italia e che nasce nel maggio del 2012, dopo la constatazione del fatto che esistevamo moltissimi laureati che avevano alle spalle diversi anni di insegnavano e che quindi, secondo quanto ha dichiarato Profumo «che nella realtà il tirocinio lo hanno già fatto».

Un percorso abilitante ad hoc che appare a molti come una sanatoria e che dunque non ha mancato di scatenare reazioni. Tra pro e contro il mondo degli insegnanti sembra dividersi in due. Laura ad esempio, che sta seguendo un corso di tfa ordinario a Bari, non è per nulla d’accordo con l’introduzione del Tfa speciale che considera un cambio di regole in corsa. «Ho studiato tanto per potere accedere al Tfa ordinario che adesso mi sento un po’ tradita dal mio paese», dice. Ciò che proprio non gli va sono le motivazioni del tutto personali e la grande importanza che i colleghi non abilitati danno all’esperienza pregressa. «Continui i riferimenti alla propria vita privata e ai sacrifici fatti, come se avessero l’esclusiva», dice. «Io credo che i pro speciale per primi, in virtù di questi osannati sacrifici a scuola, debbano pretendere una selezione. Nell’ottica del saper fare l’esperienza è un requisito, ma ciò non annulla il prerequisito del sapere», continua. «Certo, – aggiunge – il sistema può e dev’essere migliorato, ma è comunque un sistema e serve a selezionare», conclude.

E non è la sola a pensarla così. Sono oltre mille infatti i corsisti del Tfa ordinario che hanno firmato un appello lanciato dall’Associazione per gli insegnantiAdi – per convincere, senza riuscirci a quanto pare, il ministro a non firmare il decreto. Una raccolta firme che però, dopo la firma del  ministro Profumo non serve più. È stato quindi deciso di osteggiare il decreto con un ricorso al Tar, «l’unica soluzione possibile», si legge.

Diversa è invece la posizione di Giorgio che aspetta da tempo i Tfa speciali. Ha 37 anni e insegna da oltre dieci. Lui una abilitazione ce l’ha, ma la sua classe d’insegnamento, laboratorio d’elettronica (c260), è stata notevolmente ridotta dal Ministero alcuni anni fa.  «Per potere ancora insegnare ho dovuto ripiegare sul laboratorio d’informatica, (c310) nel frattempo reso obbligatorio in quasi tutte le scuole», spiega. Non è però abilitato per questa classe d’insegnamento e quindi spera nel Tfa speciale. Non è detto però che riesca ad ottenere la tanto agognata abilitazione perché come è accaduto con il Tfa ordinario, il tirocinio per il laboratorio di informatica potrebbe non essere previsto. Eppure rappresenterebbe una vera e propria svolta per lui. Infatti, le graduatorie provinciali per la C310 sono quasi esaurite a Catania e quindi potrebbe cambiare il suo status da precario a di ruolo. Nonostante il giovamento che potrebbe trarne, però, anche Giorgio non è del tutto d’accordo con il decreto firmato. Innanzitutto per la tempistica, «perché prima di avviare il Tfa ordinario, bisognava dare priorità a chi già insegnava», afferma. La prassi seguita, invece, lo fa pensare in modo negativo. «Mi pare che così posto sia solo un contentino per le università che hanno un bell’incasso da questa operazione». Non solo. Secondo Giorgio anche con l’attivazione del  Tfa speciale, non tutti gli abilitati riusciranno a entrare nelle graduatorie aperte perché sono troppi e si potrebbero anche creare delle selezioni tra insegnanti di serie A e di serie B».

E la petizione dei corsisti contro il Tfa speciale non è la sola. Anche alcuni docenti universitari infatti, hanno firmato una petizione in cui chiaramente affermano: «Esprimiamo il nostro forte disappunto per la recente approvazione, per di più a Camere sciolte, della modifica al d.m. n. 249 del 10 settembre 2010 con cui si dà avvio al cosiddetto Tfa speciale o riservato». Auspicano dunque che il ministro Profumo non firmi le modifiche al decreto per passare il compito al successore, dato che al momento non c’è un nuovo esecutivo.

Sono diverse le motivazioni che i professori appartenenti a diverse università italiane, tra cui anche alcuni docenti delle università siciliane di Palermo, Messina, e Catania. In primis fanno riferimento allo sforzo di selezione dei candidati all’abilitazione fatto dalle università italiane che con l’introduzione del Tfa speciale «sarebbe totalmente vanificato dall’attivazione di un percorso riservato che, secondo i calcoli del Ministero, coinvolgerebbe ben 75mila docenti, disattendendo il principio del fabbisogno che aveva ispirato l’istituzione del Tfa ordinario». Questo porterebbe delle conseguenze. Problemi da un punto di vista logistico e organizzativo per le università «superiori a quelli che attualmente gli atenei si trovano fronteggiare nella gestione del Tfa ordinario», ma soprattutto  «causerebbe la completa saturazione del sistema delle abilitazioni con conseguente blocco dei prossimi cicli del Tfa ordinario e del regolare regime della formazione iniziale».

Gli oltre 700 docenti universitari che hanno sottoscritto la petizione, non solo non vorrebbero vedere vanificati gli sforzi di selezione fatti fino adesso per il tirocinio formativo attivo ordinario, partito peraltro a due anni di distanza dalla sua istituzione, sono anche convinti che l’anzianità di servizio, l’unico requisito necessario per accedere al percorso speciale, «non costituisce di per sé una garanzia di competenza e preparazione. Non risulterebbe pertanto equo che docenti che abbiano evitato o non superato la verifica delle conoscenze disciplinari possano superare nelle graduatorie d’istituto i vincitori di una selezione per merito». E non solo. Poiché il tirocinio formativo attivo ordinario «premia già l’anzianità di servizio in termini sia di punteggio d’accesso, sia di sconti sul tirocinio. Non si comprendono, dunque, la necessità e l’urgenza di una siffatta deroga alla legge».

 

[Foto di ESMTG]

desireemiranda

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