Scuola superiore, accertamenti sulla refezione Gestore: «Nessun nesso tra servizio e malanni»

Non c’è alcun collegamento tra le modalità del servizio erogato da Ristora Food & Service la presunta intossicazione patita da quindici studenti della Scuola superiore dell’università di Catania. Lo sostiene la stessa società, gestore della ristorazione a Villa San Saverio fin da giugno 2016, affidando la propria versione dei fatti ad una nota dove si parla anche di «infondati allarmismi». A seguito dei malesseri accusati da alcuni utenti della mensa annessa alla struttura d’eccellenza, la refezione era stata sospesa ed erano subito partiti degli accertamenti. «Sebbene in via cautelativa sia stato temporaneamente inibito da parte della Scuola l’uso dei locali cucina – scrivono da Ristora –  alcun provvedimento di chiusura è stato adottato da parte dell’autorità competente». Cioè l’Asp di Catania. I controlli sugli alimenti  effettuati, infatti, «non hanno rivelato alcunché che possa far intendere l’esistenza di un legame tra l’esecuzione del servizio da parte della Ristora e quanto accaduto», affermano dalla società.

La notizia era stata riportata dal quotidiano CataniaToday. Febbre, crampi, nausea, vomito e diarrea erano stati i sintomi sofferti dai ragazzi a partire dalla sera dello scorso 6 ottobre, costringendoli a rivolgersi alle cure sanitarie. La Scuola aveva dunque chiuso la cucina, comunicando i fatti a chi doveva occuparsi delle verifiche del caso. A quel punto, illustra il comunicato, «Sono intervenuti sul posto per un sopralluogo ed il prelievo di campioni i veterinari dell’Asp i quali – non avendo riscontrato alcuna irregolarità ed avendo trovato la cucina in buone condizioni igienico-sanitarie – non hanno disposto alcun provvedimento di chiusura». Ristora, a sua volta, «ha autonomamente effettuato, secondo le procedure previste dalla legge in materia di autocontrollo, i prelievi presso laboratori accreditati e, ad oggi, le colture effettuate e già esaminate hanno dato esito negativo, non risultando alcuna contaminazione da patogeni».

Al momento, comunque, «I pasti vengono preparati nel centro cottura della Ristora di Aci Sant’Antonio» e portati alla Scuola superiore «in monoporzione termosigillata». Infine, secondo la società, «l’inesistenza di alcun nesso causale» tra il cibo mangiato alla mensa self service da questa gestita e l’insorgenza dei disturbi sarebbe confermata dalla presenza, fra le persone che hanno accusato i malesseri, di studenti che «avevano frequentato la mensa per l’ultima volta diversi giorni prima rispetto alla comparsa dei sintomi lamentati».

Redazione

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