«Che senso ha avere tenuto dieci giorni in quarantena i bambini, se poi alla riapertura della scuola ci si ritrova ammassati all’ingresso?» Lo sfogo, raccolto da MeridioNews, arriva dalla mamma di un’alunna dell’istituto comprensivo Grazia Deledda, che questa mattina ha riaperto i battenti dopo la chiusura forzata seguita alla scoperta di un focolaio di Covid-19. Il provvedimento era stato preso a fine ottobre, dopo che l’Azienda sanitaria provinciale di Catania ha ritenuto incontrollabili i contagi all’interno della struttura di piazza Montessori, nei pressi dell’ospedale Garibaldi centro. L’isolamento fiduciario è stato imposto agli allievi (ma non ai loro genitori) e al personale docente e amministrativo. Venerdì, invece, sono stati effettuati i tamponi a tappeto per intercettare eventuali nuovi positivi. La prima a sottoporsi è stata la dirigente scolastica Antonia Maria Grassi. Ottenuti i risultati, dall’Asp è arrivato il via libera alla ripresa dell’attività didattica ma non tutto sembra essere andato come ci si attendeva.
«Questa mattina ho portato mia figlia a scuola e mi sono ritrovata ad aspettare la chiamata della classe in mezzo a decine di persone, tra genitori e studenti – racconta la donna -. Non è stato per niente sicuro per nessuno, considerato che nessuno garantiva che i genitori avessero fatto il tampone». Lo screening della popolazione scolastica in corso di svolgimento è infatti su base volontaria. «I papà e le mamme dei bambini in isolamento fiduciario in questi dieci giorni hanno avuto la possibilità di uscire di casa e questo significa che possono essere stati esposti al virus. Senza contare – prosegue la madre dell’alunna – che abbiamo atteso l’ingresso rimanendo in mezzo al mercatino di piazza Montessori».
Il timore è che senza i dovuti accorgimenti ci si possa ritrovare presto con nuovi contagi e il rischio di una nuova quarantena collettiva. «Qualche genitore ha fatto questa riflessione ad alta voce e i bambini sono scoppiati a piangere – rivela la donna -. Per loro non è stato per nulla facile rimanere confinati a casa, senza contare che l’esperienza del tampone quando si è così piccoli non è una cosa semplice». Lo screening agli studenti è stato fatto in modalità drive-in, rimanendo nel sedile posteriore dell’auto e con un solo genitore – almeno sulla carta – alla guida: «Specialmente tra i più piccoli, c’è stato chi rifiutava il test e i medici hanno tentato di farlo. Ho assistito a un caso in cui una bambina è andata via senza farlo, perché non stava ferma e per questo motivo non ha potuto fare ritorno a scuola».
Motivo in più per cui l’idea di poter rischiare una nuova diffusione del virus desta preoccupazione ai genitori. «La scuola è frequentata da circa 800 alunni, mi rendo conto che non sia semplice scaglionare le entrate evitando gli assembramenti ma non possiamo nemmeno vanificare i sacrifici fatti», conclude la donna. MeridioNews ha contattato l’istituto comprensivo Grazia Deledda, ma la dirigente scolastica ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
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