Scontro Regione-agricoltori, all’Ars prove di dialogo «Confronto è necessario per evitare errori in futuro»

A tentare la via del dialogo dopo la tempesta è stata ieri la commissione d’esame sulle Attività dell’Unione Europea all’Ars. Dopo la protesta di piazza degli agricoltori siciliani contro il governo e il duro faccia a faccia privato consumato a Palazzo d’Orleans, è la vommissione parlamentare a gettare acqua sul fuoco e invitare la Regione e le associazioni di categoria a tentare la via del dialogo sul programma di sviluppo rurale. Il dato che è emerso, ancora una volta, nel corso dell’audizione, è quello di un Programma di sviluppo rurale fermo al palo in molte delle misure d’intervento, in parte per errori addebitabili alla precedente gestione dell’assessorato regionale all’Agricoltura, in parte a quella attuale. 

Il dato di fatto è che anche quest’anno sarà corsa contro il tempo entro il 31 dicembre per certificare la spesa per gli anni 2014 e 2015 ed evitare di rimandare indietro i fondi all’Europa. Una corsa contro il tempo con poche risorse umane e troppi intoppi per lasciare ragionevoli margini di ottimismo, ma a 40 giorni dalla fine dell’anno si resta ancora aggrappati alla speranza. 

Secondo il presidente della commissione, Giuseppe Compagnone, «è fondamentale che in futuro non si torni a commettere gli errori del passato e in questo senso la commissione che presiedo vigilerà affinché il dialogo tra l’istituzione e le associazioni di categoria sia costante e possa permettere alla Sicilia di non sprecare risorse preziose». «Incalzeremo il governo – aggiunge Giuseppe Lupo, capogruppo Pd e componente dell’organismo parlamentare – affinché risponda alle giuste richieste delle associazioni agricole, che hanno recentemente manifestato contro il governo Musumeci». Il canale del dialogo, da quella manifestazione, in ogni caso ieri è stato riaperto e anche Coldiretti ammette che l’audizione «sicuramente è servita a chiarirsi ulteriormente sulle problematiche».

Il Psr Sicilia ha un budget di più di due miliardi di euro, il più grande d’Italia. «Fino ad oggi, però – ammette il pentastellato Luigi Sunseri – ha speso circa 400milioni di euro della quota Feasr. E ne dovrà utilizzare altri 97,7 entro il 31 dicembre prossimo e per farlo ha bisogno di spendere complessivamente almeno 161,4 milioni, così da azzerare un rischio di disimpegno automatico. Rischio che va scongiurato a tutti i costi». Ma Sunseri fa anche il quadro delle misure più o meno arenate, tra cui la più importante in termini di potenziali risorse disponibili è la 4.1, quella cioè legata all’ammodernamento delle aziende agricole, sulla quale ci sono oltre un centinaio di ricorsi al Tar, che hanno consentito di sbloccare soltanto una minima parte delle risorse. 

Poi c’è la misura 6.1, che mira a favorire l’inserimento dei giovani in agricoltura, su cui le procedure sembrano essersi velocizzate soltanto negli ultimi mesi. Per quanto riguarda la misura 8.1, destinata ad interventi di rimboschimento, Sunseri denuncia che sono «scandalosamente fermi dal 2017 tutti i progetti immediatamente cantierabili e pronti per la spesa. Così come la 6.4c, rivolta al finanziamento di strutture ricettive (B&B), incredibilmente ferma. Non è stata nemmeno pubblicata la graduatoria provvisoria dopo due anni». Il deputato pentastellato, così come le associazioni di categoria, denunciano enormi ritardi anche sulla 6.2 (Avvio imprese extra agricole) perché mancherebbero i decreti dopo due anni. 

Miriam Di Peri

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