Scomparso Rizzone, ex sindaco di Ragusa L’ultima traccia una foto dell’auto a Catania

«Aiutatemi a ritrovare mio padre. Scomparso il 31 luglio, zona Catania, a bordo della sua auto Toyota Avensis grigio chiaro, targa DB874GJ. Chiunque vedesse lui o l’auto contatti me o il 113». Nonostante l’appello lanciato su facebook dalla figlia, non c’è ancora nessuna notizia di Raffaele Rizzone, presidente dell’ente di formazione professionale Aram Iefp con sede a Ragusa e Catania, ed ex sindaco del capoluogo ibleo, scomparso a Catania giovedì scorso. L’ultima traccia è una foto scattata dalla polizia stradale alla sua Toyota Avensis mentre risaliva via Vincenzo Giuffrida nel pomeriggio, in direzione di viale Mediterraneo.

Secondo quanto riferito dalla figlia Stella, Rizzone si era recato a Catania per definire la questione delle aule in cui tenere i prossimi corsi professionali e si era appena incontrato con il proprietario di alcuni immobili da affittare. «L’incontro si era svolto bene, in base alle dichiarazioni rilasciate alla polizia dal proprietario – dichiara la figlia di Rizzone – Ipotizziamo anche che alla guida dell’auto non ci fosse più lui. In ogni caso, la foto non permette di stabilirlo». L’ex sindaco avrebbe lasciato il cellulare nella sua casa di Marina di Modica, un gesto che non ha allarmato la compagna, in quanto non si sarebbe trattato della prima volta.

Non pare che Rizzone soffrisse di depressione o altre patologie che farebbero pensare a un allontanamento volontario: «Mio padre non prendeva nessuna medicina e non aveva alcun problema di salute», esclude la figlia. Lo conferma anche Giuseppe Raddusa, dipendente della sede catanese di Aram Iefp. «So che giovedì sera Rizzone aveva un appuntamento per dei locali da affittare, ma non saprei dire dove né con chi», dichiara l’operatore, incatenatosi davanti ai cancelli dell’assessorato alla Formazione di Palermo lo scorso 16 giugno e ancora in attesa di ricevere i pagamenti del suo lavoro.
Candidato della Dc, Rizzone era stato eletto sindaco di Ragusa nel 1987. La questura iblea sta conducendo le indagini insieme a quella di Catania.

Barbara Distefano

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