Scicli, via libera all’impianto di rifiuti pericolosi Il Tar accoglie il ricorso della ditta privata Acif

Il mega impianto di rifiuti, anche pericolosi, da realizzare a Scicli, fa un passo avanti, grazie alla decisione del Tar. La sezione di Catania del tribunale amministrativo ha infatti accolto il ricorso presentato dall’Acif Srl – la ditta che deve costruire la struttura, che si era vista sospesa per decreto regionale l’autorizzazione all’ampliamento dell’impianto di contrada Cuturi – contro il provvedimento di sospensione. 

Una notizia che segue al grande clamore venuto fuori dopo l’autorizzazione decretata dalla Regione nel silenzio più assoluto. Erano stati alcuni parlamentari provinciali a sollevare l’attenzione su una serie di incongruenze e vizi procedurali nel documento, a partire dall’assenza del parere dell’Arpa. Quindi hanno chiesto la sospensione, propedeutica alla revoca del procedimento. Stop che effettivamente si è concretizzato lo scorso 4 maggio, con il decreto dell’assessore regionale all’Ambiente che faceva marcia indietro sul giudizio positivo di compatibilità ambientale che era stato concesso alla ditta un anno prima. 

L’Acif ha presentato ricorso chiedendo l’annullamento del decreto e ieri il Tar si è espresso dando, nei fatti, ragione alla ditta. Il giudice amministrativo in realtà non è entrato nel merito dell’argomento, ma ha accolto le rimostranze dell’impresa rispetto a un vizio di istruttoria riscontrato nel decreto di sospensione della Regione: manca la durata. Una svista procedurale, un errore banale che rischia di rimettere tutto in discussione. 

La notizia è destinata a scatenare numerose reazioni. Il primo sul piede di guerra è Giampaolo Schillaci, membro del Comitato per la tutela dell’ambiente e della salute e tra i firmatari del ricorso al Tar. «Chiederemo con forza ai parlamentari – attacca – di intervenire immediatamente, affinché la Regione riemetta l’atto, questa volta scrivendolo correttamente, come del resto suggerisce il Tar di Catania, e chiediamo un impegno speciale a chi ha pubblicamente sostenuto che l’atto di revoca era praticamente pronto. Tutti questi fatti vanno messi insieme ai mancati controlli – per lo meno, noi non ne abbiamo nessuna notizia – sulle attività che Acif sta portando avanti, nonostante il comitato lo abbia chiesto per iscritto sia al Comune che all’ex Provincia».

Carmelo La Rocca

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