«L’Islam è una religione di pace. Chiunque uccida un uomo nel suo nome è come se sterminasse l’umanità intera. Chiunque proclami una guerra nel suo nome, la scatena prima di tutto contro l’Islam stesso». L’imam di Scicli, Ziri Salem, non ha dubbi: i cosiddetti estremisti islamici, espressione che a stento tollera, non sono che folli assassini che uccidono senza fare distinzione tra cristiani, musulmani, buddisti e ortodossi. La comunità che Salem guida è quella della quale, per diversi anni, hanno fatto parte i due tunisini di 27 e 31 anni rimpatriati nei giorni scorsi, con un volo partito da Roma Fiumicino, in quanto ritenuti pericolosi per l’Italia e vicini all’ideologia dell’Isis. «Nulla di più lontano dalla comunità islamica sciclitana – rimarca l’imam – che è integrata nel tessuto ibleo e non ha niente a che vedere con i fatti di sangue di matrice terroristica che stanno scuotendo il mondo intero».
L’intelligence italiana monitorava da tempo i due, soprattutto il più giovane che avrebbe tentato di raggiungere la Siria, forse per diventare un foreign fighter, e aveva poi fatto rientro in Sicilia passando per la Turchia. L’imam descrive i due tunisini come «persone normalissime che ogni mattina si recavano alla moschea per la preghiera prima di andare a lavorare nelle aziende agricole del territorio. Uno dei due – ricorda – è sposato e ha figli, ma vivono in Tunisia». Sulle presunte simpatie per Daesh, l’imam spiega di non aver mai notato «nulla che facesse ipotizzare una loro radicalizzazione, se non qualche idea strana che veniva fuori ogni tanto e della quale abbiamo anche discusso più volte, ma non hanno mai fatto nulla di male». Idee strane che l’Imam fa sapere di aver cercato di capire ma che, sottolinea, da uomo di fede non si può permettere di giudicare. «Ogni volta che parlo ai fedeli, dico che dobbiamo essere positivi e pensare al bene della società in cui viviamo. I due tunisini rimpatriati erano d’accordo, ma di tanto in tanto un pizzico di malessere sembrava trapelare. Ad ogni modo – racconta – nulla che considerassi preoccupante, la situazione a Scicli come in tutta la provincia di Ragusa era ed è sotto controllo, perché siamo tranquilli e ben integrati, molti anche da decenni ormai».
Salem aggiunge di non sapere dei viaggi all’estero e di averlo appreso dalla stampa, ma soprattutto di non essere preoccupato dal modo in cui gli sciclitani stanno reagendo a questa notizia. «La popolazione locale sa che siamo contrari a ciò che è caos, e sa che crediamo nel fatto che prima di tutto siamo umani, e solo dopo subentrano le differenze dovute alla religione». Anche perché nell’Islam non ci sarebbe spazio per la violenza. «Dobbiamo cercare di lavorare sull’umanità, chi non lo fa è un pazzo che compie azioni senza alcun senso, una persona senza cervello e senza cuore – ribadisce l’imam -. La fede islamica non ti dice di scendere da una macchina e cominciare a sparare, non accetta che si sparga il sangue di bambini, donne, anziani e famiglie senza colpe, nessuna religione al mondo può ammettere una cosa simile. L’Isis, il cosiddetto Stato Islamico, di Islamico ha solo il nome».
Infine, una riflessione: «Ma siamo proprio sicuri – chiede – che il fatto che una persona, prima di sparare, gridi il nome di Allah indichi che è musulmano? In fondo, chiunque può farlo, perché non viene in mente a nessuno che questa, in realtà, potrebbe essere una guerra prima di tutto contro l’Islam? I musulmani d’Italia – conclude – stanno cercando di combattere il terrorismo al fianco degli italiani».
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