Scicli, città dorata in un corto internazionale di tre minuti Il regista: »Con la luce del giorno il paese brilla come oro»

Sciclitano, matricola e autodidatta. Questo il profilo del 19enne Angelo Piccione, autore di un cortometraggio di tre minuti su Scicli, cittadina ragusana del Val di Noto, dichiarata patrimonio dell’umanità nel 2002 e sede fissa dell’amata fiction televisiva Il commissario Montalbano. L’opera, dal titolo The golden town (La città dorata), è attualmente in gara al concorso internazionale di cortometraggi My rode Reel 2020, sezione documentari. Il concorso è indetto dalla società australiana Rode Microphones e vede la partecipazione sia di artisti emergenti che di professionisti. «Il mio è stato un omaggio alle origini, con l’obiettivo di creare un forte impatto sullo spettatore che vede Scicli per la prima volta», spiega il regista a Meridionews.

Iscritto al primo anno della Facoltà di Cinema, televisione e nuovi media all’Università Roma 3, Piccione è autodidatta, nonostante il suo curriculum annoveri già una partecipazione nel 2018 al Giffoni Film Festival, con il corto Specchio, ispirato all’omonima poesia di Salvatore Quasimodo, con cui ha vinto il premio del pubblico. L’anno scorso invece sono arrivati altri due premi con il corto Indelebili ricordi – ancora una volta ispirato a Quasimodo – al concorso Versi di luce, organizzato dall’associazione modicana Officina creativa, dove è stato vincitore sia della sezione giovani che del premio stampa a essa riservato.

«Ho sempre avuto la passione per la cinematografia – racconta – Ho imparato da solo ed è per questo che ho deciso di coltivare la mia passione anche con lo studio universitario, avendo ultimato lo scorso anno il liceo artistico. Nel frattempo, il punto di vista narrativo dei miei cortometraggi, crescendo, si è evoluto». Al punto da concorrere per il più grande concorso internazionale di cortometraggi, la cui giuria internazionale nominerà tre vincitori per ogni sezione, a cui si aggiungerà l’assegnazione del premio del pubblico.

Con l’accompagnamento della voce narrante fuori campo, Piccione concentra in soli tre minuti la storia di secoli, concentrandosi soprattutto sui dettagli barocchi di Scicli: dalle decorazioni del settecentesco Palazzo Spadaro alle maschere di Palazzo Beneventano, dalle riprese panoramiche all’inquadratura del particolare, dalla festa locale della Madonna delle Milizie alle delizie culinarie della pasticceria. E la menzione al gruppo di artisti di Scicli, che annovera  tra gli altri – il maestro Piero Guccione, scomparso due anni fa, e il pittore Franco Sarnari.

«Non è stato semplice sintetizzare la storia di Scicli in soli tre minuti – prosegue il regista – Ho dovuto selezionare gli elementi chiave della città da ogni punto di vista. Il filo conduttore del cortometraggio corrisponde al mio obiettivo: non perdere mai di vista l’impatto dello spettatore che vede il paese per la prima volta». In una cittadina che vanta numerose chiese e tradizioni, scegliere e selezionare è stato più che necessario, con l’esclusione, ad esempio, della festa pasquale del Cristo Risorto, a cui gli sciclitani sono particolarmente devoti.

«Per gli sciclitani – spiega – è strano il fatto che manchi proprio la festa simbolo della città, U Gioia, ma ho voluto focalizzarmi su una tradizione storica da poter collegare a quella culinaria e così raccontare, attraverso la Festa delle Milizie, che narra la liberazione dalla dominazione saracena, anche la preparazione delle Teste di turco, enormi bignè ripieni di crema, cioccolato o ricotta, e dei mustazzoli, dolci ispirati ai baffi dei Mori».

Tre minuti di riprese dall’alto ma anche dal basso verso l’alto, tanto che i gioielli barocchi sembrano così vicini da poterli toccare. «Ho voluto questo effetto per avere la sensazione di guardare meglio alcuni elementi, come quelli di Palazzo Spadaro, che, guardati dal basso vengono un po’ penalizzati. Stessa cosa per tutti i dettagli e, in particolare, i mascheroni di Palazzo Beneventano». Il titolo rimanda alla caratteristica di Scicli che è la quarta città più assolata d’Europa. «Tutti i monumenti sono in pietra calcarea e in alcune ore del giorno è come se brillassero, diventando – conclude – quasi dorati».

Antonia Maria Arrabito

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