«Trasformare il disagio sociale, in un periodo generale di particolare crisi, in un’opportunità di integrazione e conoscenza tra culture diverse». E’ questa la motivazione che ha spinto Barbara Sidoti, Giovanni Assenza ed Ezio Canfarelli a prendere in gestione la sezione gastronomica del locale di via del Teatro Massimo con l’obiettivo di realizzare un progetto di imprenditoria sociale. I titolari della cooperativa sociale hanno background diversi. Sidoti è una tutrice legale che ha lavorato in programmi di lotta alla tratta di esseri umani mentre gli altri due sono appassionati di cultura culinaria attivi nel mondo sociale catanese. Alla base dell’idea dei tre soci la voglia di scommettere sulle possibilità di riscatto di soggetti con situazioni di disagio alle spalle. «Non è detto che chi parte da una situazione di svantaggio non abbia un talento, e noi siamo qui per valorizzarlo», spiega Sidoti. 11Eleven è un ristorante-caffetteria improntato alla filosofia della lotta allo spreco del cibo e delle risorse umane. Al suo interno, attraverso programmi di tirocinio e formazione lavorano persone con «storie forti alle spalle». E’ Canfarelli che presenta la squadra del locale. «Due minorenni titolari di protezione umanitaria provenienti dal Centro di accoglienza di Augusta, ragazzi della Comunità di Sant’Egidio, una cuoca italiana, un aiutosala marocchina e un rifugiato», precisa lo chef siciliano per molti anni attivo a Bergamo. «E’ per questo che sebbene manteniamo le caratteristiche di un’impresa a tutti gli effetti, abbiamo attenzione per le questioni sociali».
Della procedura per permettere l’avvio del progetto descritto come la prima fase di una sfida a lungo termine sul versante dell’integrazione culturale e culinaria tra Catania e altri orizzonti parla Sidoti. «Il meccanismo di cooperativa sociale ha per legge l’obiettivo di creare opportunità per i soggetti svantaggiati descritti nel nostro ordinamento. In questo contesto si iscrivono attualmente sei o sette categorie, tra le quali però manca quella degli immigrati», afferma. «Negli ultimi tempi sono arrivati migliaia di minori stranieri soli sulle nostre coste, che rischiano di finire nelle mani delle mafie, in circoli di sfruttamento o cooptati in attività criminali e si è dato inizio a un progetto a loro dedicato attivando una serie di procedure nuove, grazie anche alla professionalità trovata nei vari uffici di competenza. Se, così, per i minori c’è una possibilità – continua Sidoti – il problema più ampio per gli immigrati adulti rimane. È per questo che insieme all’associazione dei tutori legali AccoglieRete vogliamo chiedere la riforma delle legge del 1991 sulle cooperative sociali».
L’idea dei soci di 11Eleven – il cui nome deriva dal cosidetto undicesimo comandamento del non sprecare – è quella di realizzare con il tempo un processo virtuoso all’interno di un programma di condivisione culturale via via più fitto. «Integrare è un grande obiettivo e una grande parola, ma è difficile da raggiungere. Diciamo che per il momento siamo un work in progress», afferma Daniele Zappalà di Scenario Pubblico. Sua l’idea all’origine del progetto imprenditoriale. «Dovevo dare in gestione la parte relativa alla ristorazione e in mezzo alle richieste che ricevevo ho notato che quelle di Sidoti, Assenza e Canfarelli potevano essere compatibili tra loro, e gli ho proposto di mettere insieme le loro storie».
11Eleven è già aperto e fruibile ma lunedì 8 dicembre in occasione della festa dell’Immacolata sarà ufficilamente inaugurato. Anche sulla scelta del giorno di presentazione si notano gli intenti di multiculturalismo e scambio. «Scoprire la figura di Maria di Nazareth attraverso le varie culture del Mediterraneo con letture di testi in arabo e in italiano, e una cena a tema West Africa», conclude Sidoti.
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