Quando gli spettatori entrano a Scenario pubblico, i danzatori sono già in scena e si muovono. Così per la prima volta l’esibizione comincia persino prima del suo inizio. Non a caso lo spettacolo si intitola Zero: allusione al momento antecedente a quello in cui tutto ebbe inizio. In calendario, invece, si tratta già del secondo appuntamento di Maturità, il cartellone pensato in occasione del 15esimo anno dalla nascita della compagnia del coreografo Roberto Zappalà.
Un cerchio al centro designa il vero palco di Rudi Cole e Julia Robert Parès, fondatori della compagnia anglosassone Humanhood. Il gioco delle luci riesce ad alternare un senso di vuoto e di pieno, sperimentato in maniera più naturale dai coreografi direttamente in India. Una performance di coppia che raramente diventa un passo a due, mantenendo l’identità di un assolo specchiato. Come a dire che ciò che accade in una parte del pianeta si riproduce e ripercuote anche sulla sua parte opposta.
Un concetto che umanamente rimanda alla nota citazione dello scrittore John Donne, secondo cui «nessun uomo è un’isola». Ma, forse, neanche un’isola stessa lo è. Sul palco un’eco umana e geografica, alla ricerca di ciò che è stato ancora prima che iniziasse. Uno spettacolo in cui fisica e metafisica si fondono, utilizzando il corpo per materializzarsi. E che conduce lo spettatore in un’altra dimensione artistica e sensoriale.
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