«Al solo fine di evitare l’ulteriore diffusione di notizie inesatte, preciso di non avere mai dichiarato che la misura adottata nei confronti della Shabbi ci ha sconvolti». Prosegue il botta e risposta a distanza tra il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e l’ufficio gip sul caso di Kadigha Shabbi, la ricercatrice universitaria libica fermata, la scorsa settimana, per istigazione a commettere reati in materia di terrorismo. Immediatamente dopo l’arresto a scatenare malumori è stata proprio la decisone del giudice per le indagini preliminari di non ha convalidare la richiesta dei pm di custodia cautelare in carcere per la donna, non ritenendo ci fosse il pericolo di fuga, e sottoponendola soltanto all’obbligo di dimora. Decisione, quella del gip, commentata da Lo Voi a caldo.
Il procuratore, infatti, allora aveva definito la «misura del tutto inadeguata alle esigenze cautelari e all’intensissima rete di rapporti intrattenuti dall’indagata, oltre che contraddittoria e contraria alla più recente giurisprudenza», annunciando l’intenzione di appellarla. Alla dichiarazione di Lo Voi è seguita una dura nota dell’ufficio gip in cui, tra l’altro, si attribuiva al procuratore l’espressione «siamo sconvolti». «Non vi è alcuno scontro con l’ufficio Gip del tribunale di Palermo – ha concluso il capo dei pm – del quale abbiamo sempre riconosciuto, anche pubblicamente, il grande impegno, pur nella diversità di ruoli e funzioni».
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