A piazza Verga arrivano gli ispettori. Lo ha disposto il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, per chiarire i motivi che hanno condotto alla scarcerazione di 16 presunti mafiosi del clan Scalisi di Adrano. La responsabilità è del Gup – Alfredo Gari – che, ad oltre un anno dalla sentenza, non ha ancora depositato la motivazione di colpevolezza. E le misure cautelari per i 16 sono intanto scadute. «Abbiamo troppo lavoro e siamo sottodimensionati – ha spiegato, amareggiato, il giudice – Non sono riuscito a fare in tempo». Ma non è bastato a diverse associazioni antimafia cittadine che hanno chiesto ai parlamentari catanesi di invocare l’intervento del guardasigilli.
Il processo, conclusosi il 16 giugno 2010, riguardava 22 imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, furto, estorsione e detenzione d’armi. Di questi, tre assolti per non aver commesso il fatto (Antonio Scalisi, Antonino e Alfredo Liotta) e 19 condannati in primo grado. Tre di questi, con pena superiore ai 10 anni e già in carcere per altri reati, sono rimasti dietro le sbarre: Chiaramonte Carmelo (14 anni), Atri Ivan (12 anni e 8 mesi) e Scarvaglieri Giuseppe (10 anni e 8 mesi).
Sedici in tutto gli imputati che, invece, non essendo ancora stata depositata la motivazione della sentenza e scaduto il termini ultimo di un anno di custodia cautelare, sono tornati in libertà: Scarvaglieri Antonio, Scalisi Carmela, Severino Salvatore, Stissi Marcello, Napoli Graziano, Santangelo Giuseppe ( condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno). Scafidi Carmelo (6 anni), Coco Francesco (8 anni e 8 mesi), Zitello Roberto Angelo (7 anni e 4 mesi), Chiaramonte Giuseppe, Lanza Giosuè e Sanfilippo Antonino (3 anni e 10 mesi ciascuno). Chiaramonte Salvatore (4 anni e 4 mesi), Scalisi Valerio (3 anni), Di Primo Alfio e Severino Pietro (5 anni e 4 mesi ciascuno).
Questi, scarcerati lo scorso 16 settembre, rimangono però sottoposti a misure di controllo restrittivo tra cui la residenza nel comune d’origine (Adrano) e l’obbligo di presentarsi con frequenza quotidiana al commissariato di polizia.
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