Scala dei Turchi, spuntano i cartelli proprietà privata Pensionato ne rivendica l’uso e chiede la recinzione

Di chi è la Scala dei Turchi? Secondo molti è patrimonio dell’umanità, secondo alcuni è del dottor Ferdinando Sciabbarrà, pensionato da Realmonte. Proprio oggi, colui che si professa proprietario della spiaggia ha apposto vari cartelli recanti la scritta «proprietà privata» su tutto il perimetro della scogliera bianca che, ogni anno, attrae migliaia di turisti e bagnanti da tutto il mondo. «Oggi i vigili si trovavano sul posto per un altro motivo: qualcuno voleva installare un gazebo sulla scala, forse per vendere gelati e granite, e nel frattempo si è verificato ciò che sappiamo». A parlare è il sindaco di Realmonte, fresco di elezione, Calogero Zicari. 

Ambulanti a parte, la Scala dei Turchi, già oggetto di una richiesta di investitura a patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, è al centro di una contesa tra il pubblico e il privato che, da oggi, diventa aspra e molto intricata. Secondo il primo cittadino, Sciabbarrà rivendica il proprio diritto reale sulla scorta di una usucapione maturata, a sua volta, dal padre; e lo fa arrogandosi il dominio di tutta la porzione di litorale: «dal mare alla strada». Il privato – stando sempre alla ricostruzione di Zicari, eletto 70 giorni fa come indipendente di sinistra e con l’ausilio del Pd – aveva chiesto a tutte le autorità di riferimento l’autorizzazione a recintare l’area. Ma il comune di Realmonte, che si fregia (non si sa ancora per quanto) del titolo di Città della Scala dei Turchi, dal canto suo, si era già opposto con nota scritta. E adesso chiede la riperimetrazione. «Sul nostro ente – conclude il sindaco – grava tutto: dall’ordine pubblico alla pulizia, e non applichiamo nemmeno la tassa di soggiorno».

«Per capirci qualcosa», recita un post sulla pagina Facebook della delegazione agrigentina dell’associazione Mare Amico, che ha sollevato oggi il caso postando le foto con i cartelli. Ma la vicenda resta un giallo. Secondo alcuni, compreso il sindaco Zicari, ci sarebbe «un’intesa tra il sedicente proprietario della spiaggia e il responsabile, proprio, di Mare Amico per la gestione privatistica del bene». «Niente di tutto ciò – tuona il portavoce Claudio Lombardo – siamo un’associazione di carattere nazionale e la nostra unica soddisfazione è che finalmente si affronti pubblicamente l’argomento». Con quanti volontari? «Non ragioniamo in termini di volontari, ma di Facebook: siamo più di 7.500 sul social, contiamo centinaia di presenze alle manifestazioni e a Ferragosto, durante il servizio di vigilanza eravamo una trentina». 

Già un anno fa Mare Amico, con Lombardo in testa, aveva sollevato il problema della carenza di controllo e pulizia alla Scala, investendo della questione l’allora sindaco Puccio, il quale, a sua volta, durante una visita alla Regione «scoprì che la spiaggia è privata, ma il privato restava in silenzio perché aveva paura di incorrere in incidenti e, di conseguenza, responsabilità simili a quelle delle maccalube di Aragona», dove persero la vita due bambini. Adesso il nuovo sindaco, afferma Lombardo, «che è un tipo focoso, a mo’ di Masaniello, vuole riperimetrare. Ma il perimetro è disegnato dalla natura e poi, parliamoci chiaro, il primo cittadino non è in grado di gestire nemmeno un Ferragosto». Ci sarebbero un parere della Regione, tutto un incartamento del catasto e il decreto dell’Ufficio regionale del Demanio a sancire il diritto di proprietà privata. Ma su un suo possibile interesse di ottenere da Sciabbarrà, una volta che avrà fatto valere il proprio diritto, la gestione della scogliera, Lombardo ribadisce: «Non è così, noi abbiamo ipotizzato due modelli di gestione: uno pubblico-privato, ed uno totalmente privato. Inoltre è giusto pagare un ticket di tre euro per accedere alla spiaggia, in modo da contingentare le visite». 

E mentre l’afflusso alla Scala sta quasi superando quello alla Valle dei Templi, il presidente del circolo Agrigentino di Legambiente, Claudia Casa, afferma lapidaria: «È una vicenda ridicola: non riteniamo che ci siano motivi fondanti di proprietà privata; è una situazione analoga agli immobili abusivi della Valle dei Templi, e in più qui qualcuno sta soffiando sul fuoco ingenerando erronei convincimenti nel privato».  

Gino Pira

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