RIMANE DA CAPIRE CHI TIRERA’ FUORI I SOLDI PER PAGARE I 206 DIPENDENTI DI ACQUE POTABILI SICILIANE
Sarà l’Ato idrico di Palermo a gestire per quattro mesi il servizio idrico nei 52 Comuni del Palermitano fino a qualche mese fa gestito da Acqua Potabili Siciliane (APS), società privata dichiarata fallita.
Nei giorni scorsi, a seguito del decreto prefettizio del 5 febbraio 2014 ed in forza del decreto del Tribunale Civile di Palermo, sezione IV, Fallimentare, datato 29 ottobre 2013, è stato redatto il verbale di consegna di opere e impianti per la gestione in proroga per 120 giorni del servizio idrico integrato a 52 Comuni della provincia di Palermo, ivi compreso il servizio di smaltimento dei rifiuti urbani.
Il passaggio è avvenuto tra il rappresentante di Acque potabili siciliane spa in liquidazione fallimentare, nelle persone dei curatori, avvocati Massimiliano Pensabene e Gaetano Sangiorgi e per l’autorità d’Ambito territoriale ottimale (Ato), nella persona del commissario liquidatore, dottor Domenico Tucci. La procedura ha rispettato le modalità previste (articolo 35) nella Convenzione di gestione a suo tempo (14 giugno 2007) intercorsa tra l’Ato 1 di Palermo e la società Acque potabili siciliane.
I quattro mesi di gestione provvisoria rappresentano il tempo necessario all’assessorato regionale all’Energia – che si occupa anche di Acqua e Rifiuti – per selezionare le manifestazioni d’interesse pervenute a seguito dell’apposito avviso emanato in precedenza dallo stesso assessorato. Insomma, in attesa che si faccia avanti qualcuno disposto a gestire il servizio idrico in questi 52 Comuni, opererà l’Ato idrico di Palermo.
Questa la breve cronaca dei fatti burocratici dai quali dipende la condizione igienica e alimentare di almeno mezzo milione di cittadini della provincia di Palermo. Questo il drammatico esito delle follie privatistiche dei governi regionali di Salvaore Cuffaro e di Raffaele Lombardo che per perseguire la demenziale privatizzazione del servizio idrico hanno provocato danni difficilmente sanabili all’esistenza di intere popolazioni siciliane. Ad essi si è accodato anche l’attuale Governo di Rosario Crocetta che continua a cincischiare sulla scia dei suoi predecessori a riguardo della gestione del servizio idrico pubblico richiesto dal referendum popolare del 2011.
Per la cronaca, l’assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino, segua da vicino le traversie di questi 52 Comuni e dei 206 dipendenti di Acque Potabili Siciliane. L’assessore avrebbe voluto affidare la gestione del servizio idrico di questi 52 Comuni all’Eas, l’Ente acquedotti siciliani che, però, non ha i soldi.
Si è fatto avanti l’Amap, l’Azienda che gestisce il servizio idrico a Palermo. Amap è disposta a gestire il servizio, ma non ha i soldi per pagare i 206 dipendenti di Acque Potabili Siciliane. Così la patata bollente è finita nella mani dell’Ato idrico di Palermo, gestito dalla Provincia di Palemro commissariata e senza soldi.
Secondo noi il problema non è risolto perché non si capisce chi deve pagare questi dipendenti.
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