Una formula innovativa per raccontare il territorio. Con questo obiettivo verrà inaugurato sabato 24 giugno Radicamenti, il primo museo d’arte contemporanea sull’Etna, nel Comune di Sant’Alfio. Allestito nei locali, recentemente ristrutturati, dell’ex macello cittadino, lo spazio espositivo è stato pensato da Nilla Zaira D’Urso, una giovane imprenditrice che da tre anni gestisce la residenza artistica Nake, che ospita artisti, studiosi e viaggiatori amanti della Sicilia. È a lei che, lo scorso anno, il sindaco di Sant’Alfio ha affidato l’incarico in qualità di esperta in materia di turismo, cultura e rapporti interculturali. «Questa non è solo l’inaugurazione di un’esposizione di opere d’arte – spiega D’Urso -. La nostra idea è quella di un museo aperto che arrivi anche nelle strade del paese, come se non ci fosse una separazione tra dentro e fuori». Un collante tra arte e visitatori affidato ai tipici ombrelli fluttuanti e colorati – nati in Portogallo, nella città di Agueda, ma divenuti ormai un simbolo dell’arte urbana in diverse città del mondo – posti lungo la via Vittorio Emanuele, che dal palazzo comunale conduce al museo. «Segnano che qualcosa di nuovo sta accadendo – aggiunge D’Urso -. Sarà un’altra maniera di guardare il mondo».
Uno spazio espositivo che, nell’intento degli organizzatori, non si limita solo a rilanciare il turismo e l’immagine stessa dell’Etna, ma che rappresenta un luogo per proporre la contemporaneità di linguaggi performativi e di arte urbana. «Molti degli artisti che saranno presenti alla cerimonia inaugurale – prosegue D’Urso – sono già stati sull’Etna, grazie alle attività che porto avanti con la mia residenza artistica. Ho voluto nuovamente invitarli perché loro hanno la capacità di vedere oltre». A impreziosire il nuovo spazio museale ci sarà un’installazione scultorea di Carla Volpati e Renzo Nucara, uno dei fondatori del cracking art, che renderà omaggio al castagno dei cento cavalli. Ci sarà poi un’immagine grafica-iconica del paese di Sant’Alfio realizzata, su una tavola in legno, dall’artista giapponese Seitaku Tak Aoyama, e Cosmogonia mediterranea, un’installazione acquatica, già esposta a Palermo, e che ritornerà sui fondali di Lampedusa, dell’artista siciliano Domenico Pellegrino, un nome di punta dell’arte contemporanea.
«Sarà presente con una sua opera anche Davide Dormino – spiega la curatrice – che nel 2015 ha inaugurato il festival del giornalismo di Perugia con l’installazione Anything to say?, sostenuta anche da Julian Assange e Roberto Saviano. Questi artisti, che arrivano da diverse parti del mondo, – va avanti D’Urso – proporranno punti di vista nuovi sul mondo, perché sono in grado di muovere un’energia capace di creare un indotto, di generare curiosità ed è grazie a loro che oggi questo territorio è conosciuto anche nel paese del sol levante. L’Etna, oltre a essere il vulcano attivo più alto d’Europa, può diventare la vetta della contemporaneità». Un valore aggiunto per la zona che ospita il museo e che nei prossimi anni punta a essere rafforzato. «Questo evento segna contenuti nuovi in questo territorio – dice D’Urso -. Vogliamo che nei prossimi anni questa manifestazione possa essere più ricca di ombrelli, con delle installazioni lungo le strade per creare curiosità e voglia di recarsi sul luogo. Cercheremo di far rivivere questi luoghi invitando altri artisti, coinvolgendo fondazioni e realtà, anche fuori dalla Sicilia, affinché l’Etna, Sant’Alfio e tutta l’Isola possano essere conosciuti come un territorio dove si lavora con l’arte. Un modo nuovo di raccontarlo e di promuoverlo».
«L’Etna richiama già dei turisti ma con il museo vogliamo valorizzare i territori che magari normalmente non sono nei circuiti come Taormina, Randazzo o Catania – afferma Alfio Nicolosi, assessore comunale al Turismo -. Etna Contemporanea, che ha ottenuto il patrocinio oneroso dall’assessorato regionale al Turismo e allo Spettacolo e dalla Fondazione Italia-Giappone, del ministero Affari Esteri, è il primo spazio museale sull’Etna dedito interamente all’arte contemporanea» Gli artisti, conclude Nicolosi, «doneranno le loro opere al museo, che resteranno esposte permanentemente, e rappresenteranno una significativa risorsa culturale».
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