La
festa di Sant’Agata riempie di persone le strade di Catania, ma non fa lo stesso coi musei cittadini. Dal 3 al 5 febbraio il numero di biglietti staccati non registra un incremento considerevole, tranne nei siti che offrono delle proposte a tema: «Al contrario non so se avremmo riscosso lo stesso successo», commentano dal museo diocesano. Ma l’affluenza maggiore, nei siti di interesse culturale, coincide con gli sconti domenicali.
Tra quelli esaminati da MeridioNews, solo il museo diocesano – che si trova in piazza Duomo, al centro della festa – ha adeguato l’orario di apertura e avanzato proposte a tema sulle festività agatine: «Due nuove mostre su sant’Agata, oltre all’esposizione dei suoi cimeli. E iniziative per piccoli e giovani», spiega la responsabile Grazia Spampinato. Da 20 in media, gli ingressi giornalieri sono passati a 150: «C’erano oltre 100 persone a seguire, dalle terrazze, l’uscita della vara dal Duomo». Più visite pure alle Terme Achilliane: da 50 a 300 biglietti al giorno. «Incremento importante. Ma, per chi vuole assistere alla processione, i musei restano un contorno», sostiene Spampinato. I numeri dei visitatori permangono sottodimensionati rispetto al potenziale offerto dalla terza festa religiosa al mondo per presenze: «Si potrebbe creare più attrazione facendo conoscere meglio, prima della festa, la storia di sant’Agata».
Le visite al monastero dei Benedettini, rispetto all’anno passato, sono aumentate in media dell’85 per cento. L’affluenza non ha però segnato picchi anomali nella tre giorni di festeggiamenti per la patrona: 200 biglietti in tutto. A cambiare è stata la provenienza dei visitatori: «Meno siciliani, più turisti di altre città italiane. Ma soprattutto giapponesi», dicono dal centro informazioni. Al castello Ursino è aperta, fino al 3 aprile, la mostra sul Chagall. L’evento, reclamizzato pure lungo il percorso che segue il fercolo della patrona, non ha avuto grandi benefici nei giorni festivi. Dal 3 al 5 febbraio sono stati staccati in tutto 527 biglietti: «Gli ingressi sono rimasti, in media, costanti», dicono i responsabili della sicurezza del museo. Dato che giustificano, anche loro, sostenendo «che chi viene a vedere sant’Agata dedica la maggior parte del tempo ai festeggiamenti. E se gliene resta fa anche altro».
I record di presenze, nei musei cittadini, anziché durante la festa di sant’Agata vengono registrati ogni prima domenica del mese: quando entra in vigore il tagliando a prezzo ridotto. O in corrispondenza con altre promozioni simili. Al museo diocesano, in occasione de La notte bianca dei musei – giorno 21 gennaio – sono entrate oltre 1600 persone tra sale e terme. Per l’iniziativa Domenica al museo, giorno 7 febbraio, al monastero dei Benedettini le visite – 170 – hanno quasi raggiunto il totale di quelle registrate nella tre giorni agatina. Altro dato significativo arriva dal castello Ursino. A visitare le opere di Chagall, la domenica successiva ai festeggiamenti per sant’Agata, sono state oltre 2000 persone. Quasi il quadruplo, in un solo giorno, rispetto al periodo in cui la patrona viene portata in processione per le vie affollate della città. Cifra a tre zeri valsa il record assoluto da quando la mostra ha aperto.
Molti turisti che albergano a Catania vengono a conoscenza che i festeggiamenti di sant’Agata sono in corso solo quando ci si trovano in mezzo: «Solo una coppia di stranieri, saputo della festa mentre soggiornava a Palermo, ci ha contatto per organizzare una due giorni a Catania», dice Giovanni, gestore di un’agenzia di escursioni. E nonostante proponga ai clienti visite guidate per la città, per i musei e per i luoghi agatini, pure durante i giorni della processione del fercolo le mete più richieste restano quelle di sempre: «visite a Taormina, a Siracusa e sull’Etna». Il gestore di un
negozio di souvenir accanto alla cattedrale, non ha riscontrato un incremento né di affari né di turisti: «Sono più che altro i catanesi fuori sede a tornare in città per la festa di sant’Agata – spiega – E sono sempre loro, più che i turisti, a comprare dei pensierini. Li mettono in valigia per portarli agli amici o tenerli per sé, come ricordo delle loro origini e della Santuzza».
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