«Se una cosa del genere l’avesse scritta il ministro della Difesa ci sarebbero state aspre critiche. Questa è la stessa cosa». A parlare è Enzo Musmeci, commissario nazionale della Gioventù della fiamma tricolore. Il movimento politico di destra che ha chiesto oggi le dimissioni di Giuseppe Grasso, presidente del consiglio comunale di Santa Venerina. Il motivo è semplice: una battuta sui marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, postata sul suo profilo Facebook dall’esponente della sala consiliare santavenerinese. «Ho dovuto togliere i due marò dal presepe. Continuavano a sparare ai pescatori del laghetto», è la frase incriminata. «Una posizione anti-italiana», aggiunge Musmeci. «Come la maggior parte delle cose che riguardano i marò, anche questa è una strumentalizzazione politica. La battuta che ho rilanciato vuole mettere alla berlina la provocazione di Giorgia Meloni, che ha messo i due militari nel presepe. È satira», replica Grasso.
Eletto nella lista civica La svolta, ex capogruppo dell’opposizione nella passata legislatura e maestro di scuola ad Acireale, Giuseppe Grasso non usa mezzi termini: «Sono felicemente comunista da 40 anni, ma ovviamente questo non c’entra niente con il fatto in sé – dice – Che sia nata una polemica per questa storia mi pare abbastanza surreale». Non solo perché il consiglio comunale di Santa Venerina ha votato nei mesi scorsi, all’unanimità, una delibera affinché uno striscione a favore di Latorre e Girone venisse esposto fino al ritorno in Italia dei due uomini, «e io non ho fatto mancare il mio sostegno». Ma anche perché «io mi dimetterò da solo nei prossimi giorni. Lo avevo promesso all’inizio del mio mandato che, a metà percorso, avrei garantito un ricambio». E così farà. Domani o nei primissimi giorni del mese di gennaio.
Che il rientro in Italia dei marò – che si trovano in India in attesa di essere processati per l’omicidio di due pescatori – sia diventato parte dell’agenda politica di Santa Venerina, per Grasso, «è quantomeno singolare». «Ci avrei scommesso che sarebbe stata alimentata questa polemica», continua il presidente, quasi ex, del consiglio comunale. Che ha sottoscritto la delibera di sostegno ai militari perché «quella, come tante altre, ha un valore esclusivamente politico. Anche se manca di applicazioni pratiche. Sono prese di posizione su fatti di principio. Per quanto mi riguarda, un processo giusto, per esempio, è un diritto inderogabile». «Il suo passato politico di estrema sinistra parla per lui. Non dichiamo che i centri sociali per i marò vogliono la pena di morte – arringa l’esponente della Fiamma tricolore – Adesso ha un ruolo istituzionale, non può gettarsi in queste facili ironie. La sua libertà di espressione, per via del suo compito, è necessariamente compressa».
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