Allora non era solo unesagerazione quando tra i vicoli strettissimi della Spaccanapoli, una ventina danni fa, si diceva che Diego Armando Maradona era più importante addirittura di San Gennaro; che il campione argentino aveva qualcosa di divino, di sacro e che le mamme napoletane di quegli anni privilegiavano, per i loro nascituri, il nome Diego piuttosto che quello del patrono cittadino. No, non era unesagerazione perché, come racconta il quotidiano messicano Milenio, laura addiruìittura mistica del Pibe de oro è così speciale da aver dato il là ad un’autentica Iglesia Maradoniana con tanto di fedeli (circa 80 mila) sparsi in oltre 600 città di tutto il mondo e, tra questi, anche qualche nome celebre del calcio internazionale come Ronaldinho, Messi, Riquelme e Owen.
D’altronde, anche lontano dal Vesuvio, Diego, ha fatto sì – grazie ad una condotta di vita e calcio sui generis – che le sue gesta calcistiche venissero mescolate ad una vera e propria liturgia religiosa: vedi la celeberrima Mano de Dios che spinse a parola dello stesso Maradona la palla nella rete dellInghilterra durante il mondiale messicano dell86. O guardare per credere le impressionanti processioni da ogni parte dellArgentina – con tanto di immaginette, icone, lettere, preghiere, reliquie – ogni qual volta Diego (ed è capitato spesso negli ultimi tempi) si trova ricoverato in ospedale per i suoi diversi problemi di salute. Ma è la vita stessa di Maradona – fatta di glorie e cadute, rituali e dolori – che, in realtà, pare una sorta di passione contemporanea.
Dunque come recita il sito internet www.iglesiamaradoniana.com.ar «la funzione della Chiesa Maradoniana è mantenere forte la passione e la magia con la quale il nostro Dio (Diego) giocò a calcio. Non scordiamoci aggiunge – dei miracoli che Diego ha realizzato in campo davanti allo sguardo di tutti e del sentimento che risveglia in noi, giorno dopo giorno».
La Iglesia Maradoniana, fondata dai giornalisti argentini Hernan Amez e Alejandro Veron, ha un suo rituale fisso e delle precise festività: dal Natale del 30 Ottobre (nascita di Maradona, ovviamente) nel quale, attorno ad un gigantesco abete a Rosario, Argentina, si ritrovano i fedeli per “ripassare” le migliori reti del numero 10, allAnno Nuovo (il prossimo gennaio entreremo nel 49 d.D. [Diego]). E poi ci sono anche i 10 comandamenti (Amar el futbol por sobre todas la cosas) e la Pasqua (il giorno di quel Argentina – Inghilterra del 1986).
Insomma sacro e profano, scherzo ed eccesso, genialata e cattivo gusto, religiosità e folklore, kitch e merchandising in questa Chiesa di e per Maradona. O più semplicemente l’ennesimo gesto d’amore irriducibile(esagerato come da tradizione argentino-napoletana) per il calciatore più importante di sempre.
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