Un’espressione pressoché sconosciuta ai non addetti ai lavori, ma attorno a cui ruotano cifre importanti. Si tratta del lavanolo, il servizio di noleggio, lavaggio e trattamento della biancheria usata nelle strutture sanitarie. Lenzuola e camici, ma anche materassi, federe e culle, che ogni giorno vengono usati all’interno degli ospedali siciliani. Una settimana fa, la centrale unica di committenza della Regione – servizio che dipende dall’assessorato all’Economia – ha annullato la gara d’appalto da oltre 92 milioni di euro, divisa in sei lotti, per l’affidamento quinquennale del servizio. La procedura era stata indetta all’inizio della scorsa estate ma, pochi mesi dopo la pubblicazione del bando, una delle imprese interessate aveva fatto ricorso al Tar, ottenendo ragione dai giudici amministrativi. La sentenza, di fatto, ha preparato il terreno allo stop dell’appalto. Il decreto di annullamento della gara è stato infatti firmato dal dirigente Gesualdo Palagonia mercoledì scorso.
Al centro della disputa c’è il modo in cui è stato formulato il bando. Nello specifico, la decisione di prevedere accanto al «servizio di noleggio e lavaggio biancheria e materasseria» anche una serie di servizi accessori, tra i quali quello di «lavanderia, asciugatura, stiratura della biancheria di proprietà dell’Azienda». Ovvero il caso in cui un’Asp o un singolo ospedale, avendo già in dotazione camici e lenzuola, avesse deciso di servirsi dell’impresa solo per la loro pulizia. Tra le due voci di spesa su cui i partecipanti erano chiamati a presentare un’offerta, il disciplinare di gara faceva una netta differenza: mentre il prezzo per il noleggio sarebbe stato considerato ai fini della valutazione economica (la procedura prevedeva un punteggio anche per il progetto), quello relativo al servizio di solo lavanderia non avrebbe influenzato l’aggiudicazione.
«Già soltanto questo passaggio – commenta a MeridioNews Michele Piccitto di Tutonet srl, l’azienda ragusana che ha presentato il ricorso – destava perplessità, poiché un bando incentrato sul noleggio della merce lasciava un ampio margine di discrezionalità sulla reale fruizione che le Asp ne avrebbero fatto. In linea di principio, infatti, si sarebbe potuto verificare che a essere richiesto sarebbe stato solo il lavaggio». I dubbi dell’imprenditore si sono rafforzati considerando quanto accaduto nel 2016, quando le Aziende sanitarie del bacino occidentale della Sicilia sono state al centro di una gara d’appalto del valore di 17 milioni, indetta ed espletata dall’Asp di Trapani in qualità di ente capofila, proprio per l’acquisto di biancheria. Tale fatto avrebbe reso verosimile la possibilità per cui, nelle province occidentali dell’Isola, al lavanolo completo sarebbe stato preferito soltanto il servizio di lavanderia. «Come faceva la Regione a non sapere che metà dei lotti interessati da questa procedura avevano condizioni di partenza diversi rispetto agli altri? E se invece ne era a conoscenza – prosegue Piccitto – perché è stato redatto un bando così poco chiaro?».
A ingarbugliare la matassa ci sarebbe anche un altro fattore. Se per il lavanolo veniva chiesto di fare un’offerta per giorno di degenza, partendo da una base d’asta di tre euro e ottanta centesimi più Iva, nel caso del lavaggio il prezzo andava indicato per chilo di biancheria. «Non è un dettaglio trascurabile – spiega l’imprenditore -. Chi è del mestiere sa che per giorno di degenza si utilizzano in genere circa due chili e mezzo di biancheria. Questo significa che una ditta avrebbe potuto indicare un prezzo per il solo lavaggio apparentemente molto basso, per esempio un euro e cinquanta, finendo per guadagnare più di quanto il disciplinare di gara fissava come prezzo massimo per il lavanolo». Ciò dunque avrebbe potuto significare, per chi fosse a conoscenza di quali Asp fossero già in possesso della biancheria, un vantaggio non da poco: «Praticamente si sarebbe potuto puntare a un ribasso importante sul lavanolo, mettendo un prezzo relativamente più alto per il lavaggio. Il tutto consapevoli – conclude Piccitto – che le Asp avrebbero con molta probabilità optato solo per il secondo servizio». Dello stesso avviso anche i giudici del Tar: «La mancata valutazione (dell’offerta per il solo lavaggio, ndr) ha comportato un’alterazione del meccanismo di aggiudicazione della gara».
La vicenda lavanolo va ad allungare la lista degli appalti sulla sanità rimasti fermi alla centrale unica di committenza. Nell’autunno scorso, infatti, la stessa sorte era toccata alla gara per il servizio di ristorazione e al bando per i pannoloni.
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