«Noi vogliamo regolarizzarci per il nostro futuro e quello dei nostri figli, abbiamo fatto tante riunioni in quartiere dove abbiamo parlato dei diversi problemi da risolvere. Certo non possiamo pagare cinque anni di canone arretrato tutti insieme. Io, ad esempio, ho perso il lavoro un anno e mezzo fa e non avrei dove prenderli, ma se ci danno la possibilità di rateizzare saremo ben lieti di metterci in regola e siamo grati per questa soluzione». Gli abitanti dello Zen 2 vogliono mettersi in regola, come racconta Nicola che insieme alla compagna e al figlio vive da anni in quel quartiere, ma per sua stessa ammissione non ha «la residenza ed è un problema per diversi documenti». E in città ci sono quasi tremilacinquecento appartamenti occupati abusivamente, almeno 1700 alloggi occupati solo allo Zen, il resto è disseminato in città.
«Nel 1985 ai miei genitori fu affidata una casa popolare allo Zen, non erano abusivi, ma pagavano il canone sociale ogni mese – prosegue Giovanni – poi qualche anno dopo non hanno più potuto pagare perché mio padre perse il lavoro ed eravamo cinque figli. Mio padre è morto otto anni fa e scoprii che eravamo diventati degli abusivi e che avremmo dovuto pagare un sacco di soldi per regolarizzarci. Quindi io sono contentissimo di questa specie di sanatoria. Certo non possiamo pagare la quota richiesta tutta insieme ma, se spalmano la spesa nel tempo, saremo ben lieti di pagare e di uscire da questo stato i illegalità».
Dopo anni di abusivismo finalmente, grazie a una norma approvata in Finanziaria all’Ars, si potranno fare le cose per bene. È una proposta avanzata dal Pd e consente, entro l’anno, di sanare la posizione di quanti hanno occupato abusivamente uno dei 2 mila alloggi di proprietà comunale o uno dei 1.730 in carico allo Iacp. Secondo quanto previsto dalla Finanziaria regionale, sarà necessario comunque pagare gli ultimi cinque anni di affitto arretrato. Ma si tratta di poca cosa, visto che mediamente si parla di 52 euro al mese.
La sanatoria, consentirebbe di chiudere finalmente una lunghissima stagione di irregolarità e diritti negati. Ora l’amministrazione comunale dovrà mettere a punto la procedura attraverso cui i titolari di queste posizioni possono acquisire tutti i diritti pieni dell’assegnazione della casa. Fondamentale quello anche per poterla riscattare pagando una somma, che dovrebbe essere abbastanza accessibile. Si deve comunque attendere il decreto attuativo dagli uffici di Palazzo d’Orlèans prima di potere procedere. Non ci sono stime perfettamente aggiornate. Poi c’è un’altra condizione: coloro che vi si sono installati entro il 31 dicembre 2017 devono sostanzialmente possedere i requisiti di legge per essere iscritti nelle liste dell’emergenza abitativa: reddito, carico familiare, non possedere immobili. Si tratta della riproposizione di una vecchia norma che forniva il beneficio fino al Duemila e che ora è stata ripescata per tentare di chiudere un capitolo difficile e complicato della storia sociale della città.
Il prossimo problema da affrontare per lo Zen sarà riuscire ad ottenere l’agibilità per gli alloggi perché senza quella non si può procedere alla regolarizzazione con l’Amap. «Abbiamo fatto un percorso da qualche mese – racconta Mariangela Di Ganci presidente dell’associazione Zen Insieme – il tema delle assegnazioni è nato dai residenti, qualsiasi cosa vogliano fare si scontra con la precarietà dell’assenza della residenza. Finalmente anche per chi abita allo Zen si risolvere un tema importante che ha a che fare con il diritto di cittadinanza. E poi si smentisce un luogo comune – conclude – e cioè che allo zen non vogliono pagare perché non è così».
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