Sequestrati beni per un valore di 1,5 milioni di euro a Giuseppe Brusca, zio del boss e poi collaboratore di giustizia Giovanni Brusca. Le indagini patrimoniali sono conseguenti all’operazione denominata Jato storm Bis, del novembre del 2009, che aveva consentito di trarre in arresto numerosi personaggi ritenuti membri delle famiglie mafiose della valle dello Jato. Il sequestro è stato eseguito dai carabinieri.
Nell’ambito di questa operazione Giuseppe Brusca è stato arrestato e rinviato a giudizio nel giugno del 2010, accusato di partecipazione all’associazione mafiosa e, in particolare di avere svolto, almeno fino al novembre del 2009, un ruolo attivo quale punto di riferimento nel territorio di San Giuseppe Jato per l’imposizione del pizzo. L’uomo, secondo quanto riferito dagli investigatori, avrebbe anche mantenuto un costante collegamento con altri associati in libertà, avrebbe organizzato e partecipato a riunioni ed incontri con esponenti di altre famiglie mafiose finalizzati alla trattazione di affari illeciti. Sarebbe anche intervenuto per dirimere una controversia che aveva interessato altri uomini d’onore.
Giuseppe Brusca è morto il 7 dicembre del 2010 ma il sequestro è stato possibile in virtù del Dl 94/2009, con il quale è consentito di avanzare una richiesta di applicazione della sola misura di prevenzione patrimoniale anche in caso di morte del soggetto proposto per l’applicazione. La complessa attività investigativa patrimoniale, svolta attraverso accertamenti sui beni ritenuti riconducibili a Brusca ma formalmente intestati ai suoi eredi, ha consentito di individuare e sequestrare, un patrimonio ritenuto accumulato illecitamente.
I beni sequestrati sono: due imprese individuali, un appartamento a Palermo, due immobili e una villa a San Giuseppe Jato, un terreno con fabbricato sempre a San Giuseppe Jato, un terreno a Monreale, una multiproprietà all’isola di Capo Rizzuto, trenta rapporti bancari e un veicolo.
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