San Berillo e la riqualificazione di palazzo De Gaetani Dall’adeguamento sismico agli alloggi per i bisognosi

Dallo stato di bisogno alla vita in palazzo. In comunione però. A San Berillo è pronto il progetto di riqualificazione di palazzo De Gaetani per accogliere in co-housing le persone in difficoltà, in un clima di reciproca accoglienza e di rinascita lavorativa e culturale. Fortemente voluto dalle associazioni Trame di quartiere e Oxfam (capofila del coordinamento del progetto), è finanziato da fondazione con il Sud, che nel 2018 ha indetto il bando di iniziativa sociale Percorsi di contrasto alla povertà abitativa al Sud. «Non abbiamo previsto nessun lusso. Le priorità sono state: messa in sicurezza, servizi essenziali per la persona e prospettiva di reinserimento socio-lavorativa», spiega a MeridioNews il co-progettista Enrico Cavalli, insieme ad alcuni portavoce delle associazioni.

Al primo piano gli alloggi per i bisognosi e una foresteria, in grado di accogliere soggetti esterni. Al centro un ambiente comune per consentirne l’integrazione. È stato pensato così palazzo De Gaetani con un progetto a firma degli ingegneri Enrico Cavalli e Carla Barbanti (per la riqualificazione) e Paolo Ignoto (per le strutture) fedelmente ai fondi disponibili e alle esigenze di rinascita del quartiere.

«La priorità assoluta è l’eliminazione dei rischi sismici dell’intero palazzo – spiega Cavalli – dichiarato in parte inagibile dalla Protezione civile. Per ciò solo e per il recupero fisico della struttura sarà necessario spendere almeno il 60 per cento dei 550mila euro ottenuti grazie al bando. Il resto del finanziamento, invece, sarà destinato alla riqualificazione del primo piano, con servizi essenziali. Un esperimento urbano, il cui scopo non è l’estetica, quanto la garanzia di una vita dignitosa a chi non può permettersela autonomamente».

Il palazzo, infatti, ospita già da tempo persone in difficoltà che lo abitano senza autorizzazione. «Ma le condizioni igienico-sanitarie in cui si trovano non sono adeguate», afferma Roberto Ferlito, che quella realtà la conosce bene, essendo rappresentante dell’associazione-partner Trame di quartiere, che ha sede al piano terra del palazzo, avendolo riqualificato nel 2012. «Si tratta di una decina di persone, di cui alcune fisse, altre di passaggio; tra cui extracomunitari, siciliani ma anche italiani provenienti da altre regioni. Anche con loro abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione – prosegue Ferlito – condividendo la necessità di trovare un alloggio più stabile, sia per il loro bene che per consentire al cantiere di iniziare i lavori».

Intento reso possibile dalla collaborazione ancora in corso con l’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Catania, partner con il progetto Agenzia sociale per la casa e «attualmente impegnato nella stipula di un contratto quinquennale di locazione di un immobile da destinare agli attuali occupanti, i quali lo hanno già visto e hanno manifestato la loro approvazione. Mentre i lavori di ristrutturazione saranno a carico della nostra associazione».

Un impegno che parte dal basso, in tutti i sensi. Trame di quartiere, infatti, è stata la prima ad ottenere dal proprietario del palazzo la concessione in comodato d’uso del piano terra, dove sarà realizzata anche una caffetteria, che potrebbe dare lavoro ai futuri alloggianti. Concessione poi estesa anche ai piani superiori. Tutto nel rispetto di chi già c’era.

L’innovazione del progetto si scontra con una realtà difficile e radicata. «Gli attuali occupanti sono stati i primi a essere coinvolti nel progetto; non potremmo mai farli trasferire senza il loro consenso: per loro si tratta della propria casa», continua Ferlito. «Certo questo ruolo non spetterebbe alle associazioni ma, innanzitutto, alle istituzioni, spesso assenti nei quartieri difficili. Per questo il nostro progetto deve essere un monito e un esempio per dimostrare che si può riqualificare un’area urbana anche senza snaturarla né demolirla ». Ma non basta. Per tessere tutte le trame del progetto occorrono tante forze, ricercate in altrettante associazioni-partner: Diaconìa Valdese per la facilitazione dell’accesso ai servizi da parte dei beneficiari; Sunia Catania per la mediazione mobiliare; Impact Hub Siracusa per il monitoraggio del lavoro; le quali – insieme ad Oxfam e Trame di quartiere – apporteranno un ulteriore contributo economico di 220mila euro.

«Si tratta di un’opera necessaria per innescare rigenerazione urbana», insiste Andrea D’Urso, rappresentante di Oxfam Italia Intercultura e responsabile per la comunicazione del progetto, «in un quartiere caratteristicamente fatiscente dal punto di vista urbanistico come San Berillo e con un forte bisogno abitativo.». Il progetto esecutivo, pronto ma di fatto ancora sulla carta, potrebbe essere realizzato a breve. «Sono già stati acquisiti i pareri favorevoli necessari sia in materia sanitaria che paesaggistica – rassicura l’ingegnere Cavalli – Il prossimo step sarà la presentazione al Genio Civile. Non appena sarà pronto il nuovo alloggio per gli attuali occupanti e sarà stata designata la ditta a cui affidare i lavori a seguito di avviso pubblico, il primo piano potrebbe essere pronto anche in circa sei mesi».

Antonia Maria Arrabito

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