Salvo Cuccia al Cinema De Seta: quel confine tra documentazione, sogno e racconto

Un filo conduttore, a volte sottotraccia, non sempre percettibile se non si osserva l’opera nel suo complesso e nei suoi particolari, è sempre presente in ogni regista.  I documentari di Salvo Cuccia (nella foto) contengono quella linea quasi narrativa, oltre che di documentazione, che è il rapporto tra le storie, la storia di Palermo e della Sicilia, e personaggi e accadimenti che sembrano dimenticati e che invece ne hanno fatto esattamente la Storia con la S maiuscola. La città, ma anche l’intera Isola, è sempre riscoperta, di volta in volta, in quel confine tra documentazione osservatrice, sogno e racconto della realtà che ha avuto come punto di riferimento proprio quel Vittorio De Seta del quale Salvo Cuccia ne ha raccontato la vicenda in maniera esemplare con un documentario dedicato.

Ieri sera abbiamo avuto l’opportunità di riscoprire quattro opere di Salvo Cuccia che sono tra le più emblematiche di questo percorso, grazie alla proiezione allo spazio libero del Cinema De Seta ai Cantieri Culturali della Zisa nel quadro della rassegna “Palermo, oder?”  a cura del “Sicilia Queer filmfest”.

Si tratta di due “incursioni” nel mondo della musica contemporanea e del rock, e un omaggio a due cineasti particolarmente significativi per la nostra città: Vittorio De Seta e Vincent Schiavelli.

Il programma di ieri prevedeva tre mediometraggi e un corto che solo gli appassionati hanno già visto in TV (RAI) e in proiezioni dedicate: “1982. L’estate Di Frank” (di Salvo Cuccia, Italia 2012, 30′), “Palermo  63”, (di Salvo Cuccia, Piero Violante. Italia 2012, 30′), “Il risveglio di Don Chisciotte” (di Salvo Cuccia, Italia 2007, 12′, con Vincent Schiavelli e Mimmo Cuticchio) e, certamente, “Détour De Seta” (di Salvo Cuccia, Italia 2004, 57′),

“1982. L’estate Di Frank”,  che poi è solo una parte del futuro lungometraggio in corso di produzione, ci riporta al concerto di Frank Zappa del 1982 allo stadio di Palermo finito tra i lacrimogeni della polizia, nella notte di Santa Rosalia (il 14 luglio) e in una città che attraversava un momento topico e drammatico delle proprie contraddizioni e in mezzo alle guerre di mafia e alla tragica vicenda di Dalla Chiesa. Come in altre opere, Cuccia fa rivivere l’esperienza “del ritorno alle origini siciliane” ripercorrendo il viaggio di Frank Zappa a Palermo e a Partinico, città da cui suo padre e suo nonno erano partiti per gli USA all’inizio del ‘900. Lo fa attraverso rievocazioni di protagonisti, ma anche con l’emozione dei figli di Frank, Dweezil e Diva, che vanno per la prima volta in Sicilia, insieme a Massimo Bassoli, grande amico di Frank, in un viaggio apparentemente semplice e già visto, ma che costituisce una riproposizione in positivo di una delle icone narrative di Sciascia e altri scrittori e registi che hanno parlato della Sicilia e del legame tra emigrati e non-emigrati provenienti dallo stesso ceppo e dello stesso luogo d’origine .

Con “Palermo  63”, Cuccia ci immerge in un’esperienza straordinaria vissuta dalla cultura musicale europea e mondiale nella difficile e tormentata Palermo degli anni ‘60, martoriata dall’incipiente “primo sacco edilizio” e  i grandi intrighi tra mafia e politica.  In quella stessa Palermo dilaniata dalle prime grandi guerre di mafia intorno agli interessi speculativi, in molte cose simili alla stessa città raccontata nell’esperienza di Zappa,  nascono le “Settimane della Nuova Musica”: un festival destinato a rimanere nella storia della musica anche per la capacità e il coraggio di proporre compositori che avrebbero poi trovato un posto nel Pantheon della musica contemporanea, come Salvatore Sciarrino, Sylvano Bussotti,  Francesco Pennisi e altri. Il documentario ha anche il pregio di far raccontare a un gruppo di protagonisti di quella esperienza cosa realmente fu una stagione straordinaria della musica d’avanguardia celebrata ai confini del mondo occidentale. Così Gioacchino Lanza Tomasi di Lampedusa, Salvatore Sciarrino, Paolo Emilio Carapezza, Antonino Titone, Piero Violante (co-autore del documentario) si sciolgono in emozioni, ricordi di momenti straordinari, significati passati e attuali della loro avventura culturale e giovanile.  Cuccia non si ferma all’intervista diretta: li fa dialogare, intervistare a vicenda, riscoprendo aneddoti e valori altrimenti perduti, esaltando la personalità di ognuno, tra le quali spicca quella di Gioacchino Lanza Tomasi (nella foto, in un bel ritratto del fotografo francese Olivier de Rycke nel 2009), completamente a proprio agio di fronte alla macchina da presa e capace di rievocare la semplicità e il coraggio di quella esperienza straordinaria che furono appunto le “Settimane della Musica” nella Palermo anni ’60 e il “Gruppo 63”.

“Il risveglio di Don Chisciotte” fotografa l’incontro tra Vincent Schiavelli, attore hollywoodiano che si era trasferito in Sicilia a Polizzi Generosa, e Mimmo Cuticchio . Incontro dal quale nacque uno spettacolo teatrale a scena aperta tra le vie del paese madonita, con la regia dello stesso Cuticchio. Il corto  è in effetti un trailer (o anche backstage) di un documentario mai realizzato in seguito alla scomparsa di Vincent Schiavelli. Anche qui c’è il tema del “ritorno” in Sicilia di un grande personaggio dell’arte e dello spettacolo che si ritrova e si “scontra” con le proprie radici, riscoprendo antiche assonanze e dissonanze col proprio passato ancestrale.

E, infine, non poteva mancare anche a causa del luogo di proiezione, il più conosciuto “Détour De Seta” (nella foto) nel quale troviamo un grande e profondo viaggio nel cinema di Vittorio De Seta riacciuffato in vecchiaia nel bel mezzo di un mondo, dentro e fuori il cinema, completamente stravolto.  Attraverso l’esperienza del proprio “maestro ideale “, Cuccia racconta la grande trasformazione avvenuta in Italia nell’arco degli ultimi 50 anni, dalla società arcaica a quella industriale e mediatica. Il viaggio è soprattutto una “deviazione” (détour) in luoghi remoti del Sud, in cui si mettono in relazione le storie dei vecchi e dei nuovi dimenticati con nuove interviste ai protagonisti di quel mondo perduto: dai minatori, i pescatori, i pastori che De Seta ritrasse nei suoi documentari degli anni Cinquanta in Sicilia, Calabria e Sardegna, ai clandestini che oggi approdano sulle nostre coste. Il film contiene un’intervista di Alessandro Rais a De Seta e accoglie le riflessioni di Vincenzo Consolo, Goffredo Fofi, Michele Mancini e Marco Maria Gazzano, del direttore della fotografia Luciano Tovoli, di registi come Franco Maresco e Gianfranco Pannone, e del geografo Eugenio Turri.

E’ forse il più rappresentativo documentario (in realtà un lungometraggio) del percorso di Salvo Cuccia. Come per gli altri tre riproposti ieri, e in tanti altri dello stesso autore, non si tratta solo di un documentario, ma di un documento esso stesso per la ricerca e l’analisi storica di tappe fondamentali delle vicende artistiche, sociali e culturali di Palermo, Sicilia e Mezzogiorno.

Salvo Cuccia, nato a Palermo nel 1960, ha realizzato più di 80 tra documentari, cortometraggi, video di creazione, dedicati in gran parte alla Sicilia e alle sue storie conosciute e meno conosciute, come “I Florio dal mito alla storia” (2007), “Belice 68, terre in moto” (2008), “Prima Sicilia” (1997), “Specular Cities” (2000-2002). Ha vinto vari premi e riconoscimenti tra i quali Spazio Italia Fiction, secondo premio con “Un sogno di lumaca”,al  tredicesimo Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino (1995), il premio Miglior Documentario per Détour De Seta, all’ottavo Genova Film Festival (sempre nel 2005), il Premio CinemAvvenire con “Oltre Selinunte” quale miglior documentario Italiano,  al ventiquattresimo Torino Film Festival (2006). Il suo Documentario “Détour De Seta” è stato presentato da Martin Scorsese al Tribeca Film Festival e al Full Frame documentary FF nel 2005 nell’ambito del suo omaggio a Vittorio De Seta.

Gabriele Bonafede

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